08 ottobre 2024 – 13:45
La sentenza emessa prevede un risarcimento di 259.327 euro alla moglie dell’anziano e 252.375 euro al figlio del defunto, entrambi assistiti dall’avvocato Giacomo Vassia di Ivrea. Il tribunale, nel dettagliato documento giudiziario, ha sottolineato la chiara correlazione causale tra l’infezione da Covid-19 e l’assistenza fornita dalla struttura gestita dalla società convenuta, confermando che il contagio è avvenuto all’interno della casa di riposo in questione. Il giudice ha altresì rilevato gravi violazioni alle linee guida nazionali e regionali in materia di prevenzione da parte della struttura, evidenziando una gestione interna negligente caratterizzata da mancanza di controlli, scarsa attuazione dei protocolli e ritardi nei trasferimenti ospedalieri.La documentazione processuale mette in luce come il paziente non sia stato visitato dal personale infermieristico per oltre 58 ore dopo il tampone molecolare e neppure successivamente a tale periodo da un medico. Inoltre, emerge che nella Rsa non sono stati effettuati tamponi dal 15 novembre al 23 novembre dello stesso anno o vi sia stata una grave confusione nella registrazione delle attività svolte. È stato anche riportato che due dipendenti su un totale di 67 monitorati avevano risultati positivi al test rapido tra il 9 e il 15 novembre, con probabile conferma positiva tramite tampone molecolare successivamente.Pertanto, già dal 15 novembre si poteva constatare la circolazione del virus all’interno della struttura in base ai dati raccolti. Il paziente affetto da febbre alta e gravi difficoltà respiratorie il 25 novembre non ha ricevuto le cure necessarie con la dovuta tempestività e accuratezza a causa della superficialità nell’approccio sanitario adottato…
