09 gennaio 2025 – 08:45
Simone Zito, noto attivista del Collettivo Rotte Balcaniche, ha recentemente condiviso la sua toccante testimonianza riguardante l’arresto avvenuto al confine tra Bulgaria e Turchia insieme a due compagni di lotta. Questo episodio denota la dura realtà affrontata dagli attivisti umanitari che si adoperano per assistere i migranti in difficoltà lungo le pericolose rotte dell’Europa orientale. Zito, filosofo e docente di Scienze Umane presso il Liceo Monti di Chieri, ha raccontato con profonda emozione come lui e i suoi colleghi siano stati trattenuti dalle autorità bulgare dopo aver soccorso un gruppo di migranti esausti e disorientati.Le condizioni in cui sono stati detenuti sono state descritte come disumane: una stanza spoglia, fredda e sporca dove hanno dovuto dormire per terra. Nonostante la loro missione altruistica e il chiaro intento di salvare vite umane, Zito ha evidenziato la mancanza di sostegno da parte delle forze dell’ordine bulgare, nonché le continue pressioni subite dopo il rilascio.La critica alle politiche migratorie europee è stata al centro del discorso di Zito, che ha accusato tali politiche di trasformare le frontiere in veri e propri macelli umani responsabili della morte di migliaia di individui in cerca di una vita migliore. La sua esperienza personale è diventata un simbolo della lotta contro l’indifferenza e l’ingiustizia che caratterizzano il trattamento riservato ai migranti lungo i confini europei.Simone Zito rappresenta quindi non solo un attivista coraggioso ma anche una voce autorevole nella denuncia delle violazioni dei diritti umani perpetrate lungo le rotte migratorie balcaniche. La sua storia ci ricorda l’importanza della solidarietà e dell’impegno civile nel contrastare le ingiustizie e nell’affermare i valori fondamentali della dignità umana e della giustizia sociale.
