27 dicembre 2024 – 13:30
Il sistema Recco, nato in Svezia quasi mezzo secolo fa, rappresenta ancora oggi uno strumento fondamentale per il rintracciare sciatori e alpinisti dispersi in montagna. La sua efficacia è stata dimostrata di recente nel caso di Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due alpinisti dispersi sul Gran Sasso e ritrovati purtroppo senza vita. Questo sistema innovativo funziona come un sonar, composto da due elementi principali: una piastrina solitamente posizionata su scarponi, zaini o giacche tecniche e un apparecchio rilevatore utilizzato dai soccorritori.Il professore Elio Ursini del Laboratorio di Geologia e sismologia dell’Università dell’Aquila spiega che il rilevatore trasmette onde radio che vengono riflesse dalla piastrina. Una volta captato il segnale, il dispositivo è in grado di convertirlo in un impulso audio, più forte quanto più vicina è la persona indossante la piastrina. Questo permette ai soccorritori di individuare con precisione la posizione della persona in difficoltà e intervenire tempestivamente per salvarla.L’utilizzo del rilevatore può avvenire sia a mano nelle aree più ristrette, sia agganciato sotto un elicottero per coprire zone più vaste. Grazie a questa tecnologia avanzata, è possibile coprire fino a 1 chilometro quadrato in soli 6-10 minuti, facilitando le operazioni di ricerca e salvataggio in montagna.Nonostante l’importanza di questo sistema, l’utilizzo dei dispositivi Recco non è ancora diffuso come dovrebbe essere. In Italia esistono solo tre rilevatori Recco SAR da elicottero dislocati ad Aosta, Bolzano e Trento, mentre una cinquantina di stazioni sciistiche dell’Appennino si sono dotate di un rilevatore manuale. È evidente che l’adozione diffusa di questa tecnologia potrebbe salvare molte vite umane nelle zone montane dove gli incidenti sono frequenti.
