13 agosto 2024 – 14:20
Nel cuore della notte, la sovrintendente della polizia penitenziaria si ritrovò in una situazione di estrema pericolo. Mentre cercava di sedare una rissa tra detenuti nel padiglione A, uno di loro la spintonò con tale violenza da farla cadere a terra. Il suo corpo colpì il suolo con un tonfo sordo, mentre la testa sbatté contro il pavimento con un rumore cupo. La donna quasi perse i sensi, sentendo solo un vago senso di confusione prima di essere trasportata d’urgenza in ambulanza all’ospedale Maria Vittoria.I medici la visitarono immediatamente, sottoponendola a una serie di esami approfonditi per valutare le lesioni subite. Dopo aver ricevuto le cure necessarie, fu dimessa con una prognosi di una settimana. Questo ennesimo episodio di violenza all’interno del Lorusso e Cutugno segnava la trentanovesima aggressione nei confronti del personale penitenziario solo in quell’anno.La situazione all’interno della struttura carceraria era sempre più precaria e difficile da gestire. Gli agenti erano costantemente esposti al rischio di aggressioni da parte dei detenuti, tanto che nel corso dell’anno ben 44 di loro erano stati feriti in servizio. La sicurezza del personale era messa a repentaglio ogni giorno, creando un clima di tensione e paura costante tra chi lavorava nell’istituto penitenziario.Le autorità competenti erano chiamate a intervenire con urgenza per garantire la sicurezza e l’incolumità del personale penitenziario, adottando misure efficaci per prevenire episodi simili in futuro. Era necessario affrontare il problema alla radice, migliorando le condizioni all’interno della struttura e fornendo al personale adeguata formazione e supporto psicologico per affrontare situazioni ad alto rischio come quella vissuta dalla coraggiosa sovrintendente quella notte fatale.