Stallo totale per l’elezione dei giudici della Consulta e la questione Rai: accordi ancora lontani. Possibile accelerazione di Giorgia Meloni, incertezza sui candidati. Polemiche anche sulla presidenza della tv pubblica e sulle elezioni regionali.

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Attualmente ci troviamo in una situazione di stallo totale. Sia per quanto riguarda l’elezione dei 4 giudici della Consulta, sia per la questione relativa alla Rai, due temi che tutti assicurano essere completamente separati, ma che vedono maggioranza e opposizioni ancora distanti. Anche all’interno degli stessi schieramenti politici non sembrano esserci accordi conclusivi necessari, soprattutto per ripristinare il plenum dei giudici costituzionali in tempo utile per valutare l’ammissibilità dei referendum, a partire da quello sull’Autonomia differenziata.L’accordo preliminare, che prevede due componenti indicati dal centrodestra, uno dal centrosinistra e un membro “tecnico”, sembra reggere. Tuttavia, i nomi dei candidati non sono ancora stati definitivamente concordati, impedendo alle Camere di garantire il voto con la maggioranza qualificata dei tre quinti necessaria per completare il quadro. Pare che Giorgia Meloni abbia preso personalmente in mano la questione per accelerare i tempi, come richiesto più volte anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.Al momento l’unica certezza è l’indicazione del consigliere giuridico del premier Francesco Saverio Marini come ideatore del processo decisionale. Per Forza Italia si parla ancora della possibile candidatura del senatore Pierantonio Zanettin e del viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (con voci che indicano il primo come favorito). La quota riservata alle opposizioni dovrebbe spettare al Pd, ma al momento non sembrano esserci accordi definitivi – si è parlato di Anna Finocchiaro e Andrea Pertici come possibili candidati.Per quanto riguarda il ruolo tecnico, permane ancora molta incertezza nonostante le speculazioni delle settimane passate. “C’è ancora una possibilità, vedremo dopo l’Epifania”, affermano i parlamentari più coinvolti nella questione. Ad oggi non c’è stata alcuna convocazione del Parlamento in seduta comune, ma è prevista una riunione dei capigruppo a Montecitorio per l’8 gennaio. Il tempo stringe poiché la camera di consiglio della Corte Costituzionale incaricata dell’esame dei quesiti referendari è fissata per il 13 gennaio.La situazione rimane bloccata anche per quanto riguarda la presidenza della tv pubblica: Forza Italia continua a sostenere la candidatura di Simona Agnes nonostante le trattative indirizzate verso Avs e Azione non abbiano portato ad alcun risultato fino ad ora. Il Pd e il M5s si oppongono fermamente mentre il dialogo con Matteo Renzi sembra sempre più difficile dopo gli ultimi contrasti sulla manovra economica.A breve sarà necessario affrontare un’altra delicata trattativa: quella relativa all’election day per tutte le amministrazioni costrette a votare in autunno durante gli anni della pandemia Covid-19. La maggioranza dichiara di non aver ancora discusso dell’argomento e si valuterà nel corso di gennaio se spostare anche le elezioni regionali alla primavera del 2026, lasciando così liberi da impegni elettorali rilevanti l’anno successivo.Tuttavia, sarebbe indispensabile introdurre una normativa transitoria che affronti anche la spinosa questione dei mandati dei governatori regionali. Il governo sta considerando se impugnare la legge campana che potrebbe consentire a Vincenzo De Luca di superare il limite dei due mandati; allo stesso modo in Friuli Venezia Giulia la Lega ha proposto un terzo mandato per Massimiliano Fedriga (attualmente al secondo).

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