Durante l’audizione davanti alla commissione antimafia nell’ambito dell’inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, ha espresso la sua profonda stima e amicizia nei confronti di Laudati. Ha sottolineato la necessità di garantire il rispetto delle regole prefissate all’interno della Dna, rivelando che Striano aveva una doppia presenza in Dna e negli uffici della Gdf, con un modulo organizzativo adottato da Laudati. Russo ha evidenziato che Striano era restio al controllo delle sue presenze in Dna, motivo per cui è stato introdotto un provvedimento generale che imponeva a tutti i visitatori di depositare la propria firma agli organi di controllo al momento dell’ingresso.Russo ha inoltre ribadito la sua fiducia nella grande qualità professionale di Laudati e ha dichiarato che durante le riunioni aveva espresso l’opzione organizzativa secondo cui ogni unità di lavoro all’interno della Dna dovrebbe seguire indicazioni scritte da un magistrato. Ha sottolineato che questa posizione non era dettata da un conflitto con Laudati, ma piuttosto dall’esigenza di garantire trasparenza e correttezza nelle procedure.Queste testimonianze mettono in luce la complessità delle dinamiche interne alla Dna e alle istituzioni coinvolte, evidenziando l’importanza del rispetto delle regole e della trasparenza nel contesto investigativo. La collaborazione tra le diverse figure professionali appare cruciale per assicurare un funzionamento efficace e etico delle attività svolte all’interno degli organismi preposti alla lotta contro il crimine organizzato.
“Testimonianze sulla gestione interna della Dna: trasparenza e regole per contrastare il crimine organizzato”
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