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Ricerca: R&S in Italia incide sull’1,3% del Pil

(Adnkronos) – La produzione farmaceutica italiana ha raggiunto quota 56 miliardi nel 2024, confermandosi leader in Europa. Di questi, 54 miliardi sono destinati all'export, che rappresenta più del 9% del totale manifatturiero. Sono i dati evidenziati dal report Indicatori farmaceutici 2025 di Farmindustria, che sottolinea ancora una volta il ruolo da protagonista dell'Italia nell'industria del pharma. Ci sono però punti su cui lavorare, come gli investimenti pubblici (ancora troppo bassi) e governance e normativa che necessitano di aggiornamenti. Di questo e dell'importanza di valorizzare il settore Ricerca e Sviluppo si è parlato in occasione del primo incontro di AstraZeneca Agorà, il nuovo format di AstraZeneca dedicato a spiegare in modo completo e accessibile – riporta una nota – i grandi temi del sistema salute, per combattere le fake news e offrire un punto di vista trasversale e autorevole. "Oggi parlare di R&S è necessario sia per il beneficio dei pazienti che per generare un impatto positivo multidimensionale – afferma Francesca Patarnello, Vice President Market Access & Government Affairs AstraZeneca Italia – L'Europa deve compiere passi avanti nella ricerca, e l'Italia deve fare lo stesso per rafforzare la propria posizione in Europa. Il nostro Paese ha il substrato necessario per farlo, ma l'attrattività della ricerca clinica deve andare di pari passo con quella dell'innovazione: sono i due elementi chiave di un'unica strategia per rafforzare la leadership del settore farmaceutico in Italia e in Europa. Tutto il valore del comparto si misura nella ricerca di nuove opzioni terapeutiche e nella capacità di tramutare il sapere in prodotti che possano migliorare la vita delle persone. Gli investimenti in questo settore portano a un accesso anticipato alle innovazioni, a un risparmio per il sistema sanitario, a un aumento dei posti di lavoro e a un'evoluzione delle professionalità. Inoltre, investimenti chiamano investimenti, a tutto beneficio della società e dei pazienti. Negli ultimi 10-15 anni i modelli nel settore farmaceutico sono cambiati profondamente, grazie soprattutto all'innovazione tecnologica e alle competenze sempre maggiori dei ricercatori: dobbiamo essere pronti a cogliere le opportunità che deriveranno dalle trasformazioni future e non farci trovare impreparati". Nel 2024 in Italia gli investimenti in R&S e produzione sono cresciuti del 13% rispetto all'anno precedente e del 33% rispetto a 5 anni fa, è emerso dall'incontro. Anche l'occupazione è aumentata, con un +1,4% rispetto al 2023 e un +8% negli ultimi 5 anni. Se si prendono in considerazione gli under 35 (+21%) e le donne (+13%),l la crescita appare addirittura superiore. "L'Italia oggi risulta al quarto posto in Europa per numero di studi clinici – sottolinea Patarnello – Una posizione importante, ma sostenuta in gran parte da capitali esteri, principalmente dall'industria del farmaco. L'industria privata investe in modo cospicuo grazie all'attrattività dell'ecosistema italiano, molto dinamico e in grado di contare su professionisti e centri di ricerca d'eccellenza. In questo contesto sarebbe auspicabile aumentare non solo gli investimenti pubblici, ma soprattutto agevolare l'ecosistema della ricerca clinica anche, ad esempio, attraverso il riconoscimento professionale di alcune figure cruciali. L'innovazione farmaceutica è associata a un miglioramento degli esiti di salute, riduce i ricoveri, l'assistenza a lungo termine e la mortalità, migliora la qualità della vita dei pazienti, insomma genera salute e un risparmio per il sistema sanitario. E' qualcosa di cui i decisori politici dovrebbero tenere conto". Nonostante le eccellenze scientifiche e il grande impegno dell'industria, il comparto Ricerca e Sviluppo in Italia rappresenta l'1,3% del Pil, è stato evidenziato. Tuttavia, ha un grande spazio di sviluppo se confrontato con il 3% dei leader europei. "Non possiamo permetterci di restare in questa posizione – ammonisce Patarnello – e per migliorare sono necessari interventi sul quadro normativo e sulla governance, che da una parte devono portare a un'accelerazione nei tempi di accesso ai nuovi farmaci e di conseguenza a una riduzione delle diseguaglianze, che in parte possono essere migliorate con una più snella comunicazione tra Regioni e Aifa. Torniamo poi alla necessità di investimenti per generare valore. Come AstraZeneca cerchiamo di muoverci proprio in questa direzione: siamo l'azienda farmaceutica prima in Italia per numero di studi clinici in corso e nuovi studi attivati nell'ultimo anno. Abbiamo stanziato quasi 100 milioni in Ricerca e Sviluppo nel biennio 2023/24, e nel 2023 abbiamo gestito quasi 200 studi clinici attivi in 621 centri in 17 regioni italiane, confermando la nostra presenza capillare. Abbiamo 19 nuove molecole in ultima fase di sviluppo che rappresentano la promessa di terapie innovative per i pazienti italiani".  "Fare ricerca, favorire l'innovazione e ottenere un contesto industriale in buona salute sono tre elementi che devono convivere, aspetti complementari che devono essere considerati nel loro insieme. Vivere in un Paese che preme per l'innovazione produce maggiore ricerca e valore nel sistema dal punto di vista clinico e organizzativo. E' proprio nel vedere il settore farmaceutico come un comparto composto da diversi punti di forza per il Paese che fare ricerca diventa un asset importante nello sviluppo del Paese stesso", conclude la Vice President Market Access & Government Affairs AstraZeneca Italia. 
—salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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