giovedì 14 Agosto 2025
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Torino

Alba, caos in carcere: blackout e degrado nel sistema penitenziario.

Un episodio di grave violenza, recentemente verificatosi presso l’istituto penitenziario di Alba, ha portato alla luce le criticità strutturali e gestionali che affliggono il sistema carcerario italiano.

Un detenuto, gravato da misure di sicurezza rafforzate e in seguito al rigetto di una istanza, ha perpetrato un atto di deliberata distruzione, mirando a compromettere l’infrastruttura di videosorveglianza e l’impianto di illuminazione di un’ala dell’istituto.
L’evento ha innescato una situazione di blackout prolungata, durata due giorni, esacerbando un contesto di sicurezza già fortemente compromesso e potenzialmente esposto a ulteriori rischi.
Secondo quanto riferito dal sindacato Osapp, l’intervento tempestivo e professionale del personale di polizia penitenziaria ha evitato conseguenze fisiche dirette, ma l’incidente stesso rivela un aumento preoccupante delle tensioni interne alle strutture detentive e una crescente difficoltà nel garantire un controllo efficace.
L’atto non è isolato, ma si inserisce in una spirale di degrado che sta progressivamente erodendo la capacità del sistema penitenziario di assolvere alle sue funzioni primarie: riabilitazione e sicurezza.

Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, sottolinea con fermezza l’emergenza che attanaglia le carceri italiane, descrivendone la condizione come “insostenibile”.
La violenza, un tempo percepita come un’anomalia, si sta trasformando in una componente dilagante della vita carceraria, minacciando la sicurezza di tutto il personale e dei detenuti stessi.
Questa escalation non può essere interpretata come un problema marginale, ma come il sintomo di un malessere profondo, radicato in una serie di fattori complessi e interconnessi.

Questi includono sovraffollamento cronico, carenza di personale specializzato (psicologi, educatori, assistenti sociali), inadeguatezza delle strutture abitative, programmazione riabilitativa insufficiente e, non ultimo, la complessità della gestione di detenuti con elevate criticità criminologiche e psichiatriche.
La distruzione dell’impianto di videosorveglianza, ad esempio, non può essere considerata un mero atto vandalico, ma come una strategia deliberata volta a creare scompiglio, ostacolare il controllo e, potenzialmente, compromettere la sicurezza di altri detenuti e del personale.
È dunque imperativo che si adottino misure immediate e strutturali per affrontare questa crisi.
Queste misure devono andare oltre il semplice rafforzamento della sicurezza fisica, includendo interventi mirati alla riqualificazione del personale, all’ampliamento dei programmi di reinserimento sociale, alla revisione delle politiche di gestione dei detenuti vulnerabili e a una profonda riflessione sul ruolo e le finalità del sistema penitenziario nel contesto della società civile.

Il futuro della sicurezza e della giustizia in Italia passa inevitabilmente dalla capacità di affrontare con coraggio e determinazione le sfide che affliggono le nostre carceri.

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