Bancarotta fraudolenta: arrestati e indagati per un ammanco di 2,5 milioni

Un’operazione ad ampio respiro della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Verbania e supportata dalla Polizia Giudiziaria, ha portato all’arresto di quattro persone e all’applicazione di misure cautelari nei confronti di altre due, accusate di bancarotta fraudolenta di ingenti proporzioni – un ammanco di due milioni e mezzo di euro – che ha colpito una storica azienda del Verbano-Cusio-Ossola, produttrice di articoli per la casa.
L’inchiesta ha svelato un sofisticato schema di appropriazione indebita e manipolazione finanziaria che ha portato al collasso di un’attività radicata nel territorio.
L’attività investigativa, protrattasi per diversi mesi, ha ricostruito il modus operandi di un gruppo di individui che, presentandosi come esperti in ristrutturazioni finanziarie e consulenza legale, si sono infiltrati nella società verbanese, già in stato di liquidazione da novembre 2024, approfittando della sua vulnerabilità economica.
Attraverso raggiri e false promesse, i presunti responsabili sono riusciti a sottrarre risorse finanziarie e beni aziendali, innescando un processo di dissanguamento progressivo che ha portato alla liquidazione forzata dell’azienda.

La gravità delle accuse emerge dalla ricostruzione degli eventi successivi alla cessione della società nel 2023.

In seguito al cambio di proprietà, una vera e propria “spoliazione” ha interessato lo stabilimento produttivo, con la sistematica rimozione di macchinari e merce, abilmente occultati in diversi capannoni industriali dislocati in Lombardia, Piemonte e altre regioni del nord Italia.

Le perquisizioni eseguite nelle province di Milano, Brescia, Varese e Como hanno permesso di recuperare e sequestrare un carico significativo di beni, tra cui macchinari industriali e circa 30.000 articoli per la casa, per un valore complessivo di 2,3 milioni di euro.
Il raggiro non si è limitato alla sottrazione fisica dei beni.
Le indagini hanno rivelato un sofisticato sistema di depauperamento finanziario, con la movimentazione di ingenti somme di denaro attraverso operazioni finanziarie fittizie.
In particolare, sono state rilevate fatture per “consulenze amministrative” inesistenti, per un ammontare di 100.000 euro, e un mancato introito di ulteriori 120.000 euro.
Parte della merce sottratta è stata inoltre esportata illegalmente nella Repubblica Ceca, e i proventi ricavati dalla vendita sono stati trasferiti su conti bancari all’estero, riconducibili agli indagati.

Un ruolo chiave nell’orchestrare il piano fraudolento sembra essere stato giocato anche da un avvocato, con uno studio legale operante in Piemonte e Lombardia.

Pur non essendo stato sottoposto a misure restrittive, l’avvocato è accusato di aver agito in nome e per conto di uno degli indagati, svolgendo un ruolo attivo nel complesso trasferimento di proprietà della società.

L’inchiesta, tuttora in corso, mira a ricostruire tutti i collegamenti e le responsabilità di ciascun coinvolto, al fine di accertare la piena estensione del danno economico e ripristinare la legalità in un contesto aziendale segnato da una profonda crisi.

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