Il Coordinamento Pro Palestina, con il collettivo Torino per Gaza, intensifica la sua azione di pressione e mobilitazione, preannunciando una serie di iniziative in risposta a potenziali ostacoli alla Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza.
La prospettiva di un blocco della spedizione, percepito come una forma di repressione e negazione del diritto alla solidarietà internazionale, ha innescato un’immediata risposta dal basso, con l’attivazione di meccanismi di reazione e di supporto alla Flotilla.
L’annuncio delle prossime azioni è stato veicolato attraverso i canali social, sottolineando la prontezza dei collettivi ad agire in maniera tempestiva.
Due momenti cruciali sono stati ipotizzati, in attesa della data precisa corrispondente all’eventuale fermo delle imbarcazioni: un presidio mattutino, alle 11, presso Palazzo Nuovo, cuore delle facoltà umanistiche, concepito come punto di partenza per una campagna di blocchi diffusi nel tessuto urbano; e un corteo serale, con il titolo evocativo “Blocchiamo tutto”, che si radunerà in Piazza Castello, proiettando un messaggio di determinazione e resistenza.
Queste azioni si inseriscono in un quadro di crescente attivismo che ha animato la città nelle ultime settimane.
Manifestazioni, sit-in e iniziative di protesta hanno coinvolto istituzioni scolastiche e universitarie, oltre a occupare spazi pubblici, testimoniando un’ondata di scontento e di solidarietà verso il popolo palestinese.
Il “teniamoci pronti a bloccare tutto” non è solo uno slogan, ma un invito all’azione, a una presa di posizione concreta contro le politiche che perpetuano l’ingiustizia e la violenza.
Parallelamente, un’ulteriore mobilitazione è prevista per venerdì, focalizzata su una protesta contro Jeff Bezos, figura centrale di Amazon, in occasione della sua partecipazione all’Italian Tech Week presso l’Ogr.
La presenza di Bezos, affiancato da Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, e John Elkann, Presidente di Stellantis, rende l’evento un bersaglio privilegiato per denunciare le implicazioni etiche e politiche delle attività di Amazon e delle sue connessioni con la militarizzazione e l’economia di guerra.
La protesta intende sottolineare la responsabilità di queste figure e delle istituzioni che le sostengono, in un contesto globale segnato da conflitti e disuguaglianze.
L’azione mira a contestualizzare il ruolo delle grandi corporation e dei leader politici nel perpetuare dinamiche oppressive, estendendo la critica oltre il conflitto israelo-palestinese e abbracciando una prospettiva più ampia di giustizia sociale e responsabilità globale.







