La vicenda di Mara Favro, la donna di 51 anni scomparsa nella valle di Susa a marzo dell’anno precedente e successivamente rinvenuta senza vita ai piedi di un precipizio a Gravere, continua a tormentare con la sua ambiguità. L’esame autoptico sui resti, condotto da una commissione di medici legali, ha rivelato un quadro di lesioni gravissime, indicative di un violento impatto con il terreno. Il rapporto, ora depositato e attentamente esaminato dalla Procura di Torino, descrive dettagliatamente un “traumatismo da precipitazione”, una formulazione tecnica che sottolinea la natura specifica delle ferite compatibile con una caduta da altezze considerevoli.Tuttavia, il referto medico, pur fornendo elementi cruciali, non offre una risposta definitiva sulla causa della morte. Gli specialisti, con estrema cautela e rigore scientifico, hanno esplicitamente dichiarato di non poter escludere ipotesi alternative a un mero incidente. La complessità del quadro lesivo, e le condizioni ambientali del luogo in cui il corpo è stato ritrovato, impediscono di determinare con certezza se la caduta sia stata accidentale, il risultato di uno scivolamento fatale, o se siano intervenute cause esterne.L’apertura di un fascicolo per omicidio volontario, sebbene prudenziale e obbligatoria in presenza di elementi che suggeriscono un possibile intervento di terzi, non implica una convergenza di indizi che puntino a una specifica responsabilità. Il procedimento investigativo è tuttora in corso, con l’obiettivo di ricostruire l’ultimo percorso della donna e di vagliare ogni possibile scenario. La posizione di Gravere, un territorio caratterizzato da un terreno impervio e da ripidi pendii, rende la ricostruzione degli eventi particolarmente ardua. L’analisi della scena del crimine, unitamente alla raccolta di testimonianze e all’esame di eventuali tracce biologiche o oggetti personali appartenenti alla vittima, si prefiggono di fare luce su una vicenda ancora avvolta nel mistero, cercando di distinguere con chiarezza i confini tra l’imponderabile destino e la potenziale azione di un altro individuo. La delicatezza del caso richiede un approccio meticoloso, che tenga conto di ogni dettaglio e che eviti conclusioni affrettate, nel rispetto della memoria di Mara Favro e del diritto alla verità.
Morte di Mara Favro, il referto medico lascia aperto l’omicidio
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