Il quadro che emerge dall’inchiesta sul femminicidio di Pamela Genini si fa sempre più complesso e inquietante, con nuove testimonianze che gettano luce su un modello di comportamento aggressivo e manipolatorio attribuito a Gianluca Soncin. L’interrogatorio dell’ex compagna, avvenuto in ambiente protetto presso la Procura di Milano, ha fornito elementi significativi che si aggiungono alle già raccoglitiche informazioni emerse dagli atti processuali e dalle precedenti deposizioni.
La testimonianza, densa di dettagli e di implicazioni psicologiche, ha confermato, con una forza ancora più marcata rispetto alle prime impressioni, la tendenza di Soncin a esercitare dinamiche di controllo e prevaricazione nei confronti delle donne che lo frequentavano.
Non si tratta di episodi isolati, ma di un comportamento radicato che si manifestava in diverse forme, dal verbale all’intimidazione, fino a configurare una vera e propria spirale di abuso.
Particolarmente rilevante è la rivelazione della denuncia sporta dalla stessa testimone nel 2011 per maltrattamenti.
Un atto coraggioso, apparentemente inefficace, poiché l’iter processuale non si è mai concluso, interrompendosi a seguito di una presunta “ricomposizione” tra i due.
Questo dettaglio solleva interrogativi cruciali sulle dinamiche che hanno portato all’archiviazione, suggerendo possibili influenze esterne o, ancora più grave, una sottovalutazione della gravità dei fatti da parte delle istituzioni.
La presunta “ricomposizione” potrebbe anche indicare un tentativo di Soncin di manipolare la situazione a proprio vantaggio, sfruttando la paura o la debolezza della donna per interrompere l’azione legale.
L’interruzione definitiva del rapporto nel 2020, come riferito dalla testimone, non cancella però le ferite del passato e non esclude la possibilità che il comportamento abusivo di Soncin abbia contribuito a creare un clima di terrore e sottomissione che ha poi portato alla tragica fine di Pamela Genini.
Le precedenti testimonianze, raccolte dagli ex fidanzati Andrea, Nicole ed Elisa, avevano già delineato un profilo di uomo incline a comportamenti ossessivi, geloso e manipolatori.
L’ulteriore conferma da parte dell’ex compagna, unitamente alla denuncia per maltrattamenti, rafforza il quadro di un uomo capace di instaurare relazioni tossiche, caratterizzate da dinamiche di potere squilibrate e da una costante violazione della dignità della donna.
Le indagini, condotte dalla Polizia e coordinate dalla sostituta Letizia Mannella e dalla procuratrice Alessia Menegazzo, proseguono a ritmo serrato.
Domani saranno ascoltati ulteriori testimoni, nel tentativo di ricostruire con la massima accuratezza la rete di relazioni che circondava Soncin e di comprendere come il suo comportamento abbia contribuito a creare le condizioni che hanno portato al femminicidio di Pamela Genini.
L’obiettivo primario è quello di far luce sulle responsabilità individuali e di individuare eventuali segnali d’allarme che non sono stati riconosciuti o affrontati in modo adeguato.
La vicenda si configura come un monito severo sulla necessità di contrastare la violenza di genere e di offrire sostegno alle donne vittime di abusi, affinché possano denunciare senza paura e ottenere la protezione che meritano.