venerdì 12 Settembre 2025
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Sindacati penitenziari al Nord: rottura con l’amministrazione.

Un clima di crescente tensione e profonda preoccupazione anima le fila delle principali organizzazioni sindacali che rappresentano la polizia penitenziaria – Sappe, Osapp, Uilpa Polizia Penitenziaria e Uspp – che hanno formalmente interrotto ogni forma di collaborazione con il Provveditore Regionale del Distretto Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta, Mario Antonio Galati.

Questa decisione, dalle conseguenze potenzialmente significative per la gestione delle carceri nella regione, si radica in una denuncia di immobilismo e di una gestione della sicurezza giudicata inadeguata a fronte di una situazione interna sempre più critica.
La missiva, indirizzata anche al Direttore dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Stefano Carmine De Michele, delinea un quadro allarmante, accusando l’amministrazione di un progressivo deterioramento del dialogo, di un approccio decisionale unilaterale e di una sistematica sottovalutazione delle prerogative sindacali.

I rappresentanti dei lavoratori descrivono un’intensità di problematiche che non si registrava da almeno un decennio, suggerendo un’anomalia profonda nel funzionamento del sistema penitenziario regionale.

Al centro delle preoccupazioni sindacali vi è un incremento vertiginoso dei procedimenti disciplinari a carico del personale di polizia penitenziaria, spesso percepiti come una forma di pressione e di penalizzazione per le difficoltà operative che quotidianamente affrontano.

Questo fenomeno è inesorabilmente legato a un aumento significativo di eventi critici all’interno degli istituti, che si traducono, soprattutto, in aggressioni fisiche verso gli agenti.
La popolazione detenuta, secondo quanto denunciato, mostra segni di un’aggressività sempre più marcata, complice un contesto sociale ed economico precario che incide anche sull’andamento della criminalità.

Le sigle sindacali ribadiscono con fermezza l’inaccettabilità di una gestione che si ponga al di sopra del confronto e della partecipazione, poiché un approccio tale non solo compromette l’efficienza e la funzionalità dell’amministrazione, ma pregiudica anche la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori, esposti a rischi crescenti.

L’assenza di una preventiva concertazione, lungi dall’essere una mera questione formale, si configura come un elemento destabilizzante che mina la sicurezza e il benessere dell’intero sistema penitenziario.

In risposta a questa situazione, le organizzazioni sindacali sollecitano un incontro urgente con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e con il Direttore Generale del Personale, auspicando il ripristino di un sistema di relazioni sindacali basato su principi di rispetto reciproco, trasparenza e collaborazione costruttiva.

Si rende necessario un cambio di paradigma, un passaggio da un modello di gestione autoritaria a uno che valorizzi il ruolo dei sindacati come interlocutori privilegiati nella risoluzione delle problematiche e nella definizione di strategie di miglioramento.

La richiesta di misure immediate e strutturali per contrastare l’escalation della violenza contro gli agenti non è una semplice rivendicazione, ma un appello a garantire la sicurezza e la dignità di coloro che operano in prima linea nel sistema penitenziario.
Si tratta di un investimento nella stabilità dell’amministrazione e nella riaffermazione dello stato di diritto.
La crisi attuale non può essere ignorata o minimizzata; richiede un’azione decisa e condivisa per evitare conseguenze ancora più gravi per la sicurezza del personale e per l’efficacia del sistema penitenziario nel suo complesso.

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