Un’onda di mobilitazione popolare ha attraversato Torino, culminando in un corteo che ha animato il centro storico e si è concluso con un sit-in pacifico di protesta dinanzi al Palazzo Comunale. L’azione, promossa da un ampio fronte di associazioni, collettivi e movimenti politici, mira a sollecitare l’amministrazione comunale a rivedere e sospendere ogni forma di cooperazione istituzionale con lo Stato di Israele, seguendo un percorso già intrapreso da altre città e regioni europee.Il corteo, caratterizzato da slogan e cartelli che esprimevano solidarietà al popolo palestinese e un fermo appello alla cessazione del commercio di armi e di qualsiasi accordo con le autorità israeliane, ha visto la partecipazione attiva di esponenti e militanti di Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Fgc – Fronte della Gioventù Comunista, e di numerosi collettivi studenteschi provenienti da diverse aree dell’autonomia sociale. La presenza di questi gruppi riflette un ampio spettro di sensibilità politiche convergenti nel supporto alla causa palestinese e nella critica alle politiche governative.Parallelamente all’iniziativa torinese, un evento simile si è sviluppato a Grugliasco, a testimonianza di una mobilitazione diffusa sul territorio. Il corteo, partito da Piazza Castello, ha ripercorso luoghi simbolo della città, rafforzando il messaggio di dissenso. La scelta di Piazza Castello non è casuale: da quasi un mese, proprio in quella location, un gruppo di giovani ha mantenuto un presidio permanente dedicato alla Palestina, diventando un punto di riferimento per i sostenitori della causa.Tra i partecipanti, particolarmente toccante è stata la testimonianza di Vittoria Antonioli Arduini, giovane studentessa trentino-altoatesina della Holden. La sua esperienza, segnata dal fermo preventivo alle autorità egiziane durante un tentativo di raggiungere il Cairo per partecipare a una “Marcia Internazionale per Gaza”, ha amplificato la denuncia delle restrizioni alla libertà di movimento e di espressione che gravano sui sostenitori della causa palestinese a livello internazionale. L’episodio sottolinea la crescente pressione e le difficoltà incontrate da chi intende dare voce alle proprie convinzioni in un contesto geopolitico sempre più complesso. La sua vicenda personale ha offerto una prospettiva concreta e commovente sulle implicazioni della crisi palestinese e sulle limitazioni imposte a chi cerca di testimoniare la propria solidarietà.
Torino in Piazza: Mobilitazione Pro Palestina e Appello al Comune
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