Un’ondata di dissenso ha incrociato questa mattina le porte del Lingotto Fiere di Torino, teatro del cruciale test di ammissione ai corsi di professioni sanitarie.
Un corteo di studenti, esponenti del Fronte della Gioventù Comunista, ha espresso con forza la propria opposizione al sistema dei numeri chiusi e alle direttive governative che plasmano il fragile tessuto del Servizio Sanitario Nazionale.
L’azione dimostrativa, carica di simbolismo e frustrazione, si è configurata come un atto di denuncia verso una politica sanitaria percepita come profondamente fallimentare.
I manifestanti argomentano che il meccanismo di selezione, pur apparentemente diverso dal tradizionale numero chiuso in medicina, perpetua un’ingiustizia simile, limitando l’accesso a una professione essenziale e, conseguentemente, acutizzando la cronica carenza di personale.
Il cuore della protesta risiede nella convinzione che l’attuale sistema, anziché fornire risposte concrete alle esigenze della collettività, contribuisca attivamente al suo impoverimento.
L’esigua disponibilità di posti disponibili nei corsi di professioni sanitarie, unita alla crescente prevalenza di strutture sanitarie private e all’incessante aumento delle spese militari, disegna un quadro allarmante: risorse vitali vengono sottratte alla salute pubblica, privilegiando interessi economici e geopolitici.
La manifestazione non si è limitata a una mera contestazione verbale.
Striscioni imponenti, recanti il chiaro messaggio “Abolire il numero chiuso, soldi alla sanità non alla guerra”, hanno scandito le rivendicazioni degli studenti, mentre l’utilizzo di fumogeni rossi ha generato un’atmosfera di intenso dissenso, visibile e tangibile.
Questa azione è espressione di una più ampia riflessione critica sul ruolo dello Stato nel garantire il diritto alla salute, e sulla necessità di un profondo ripensamento delle priorità nazionali.
I giovani manifestanti rivendicano un sistema sanitario pubblico, accessibile a tutti, finanziato adeguatamente e capace di rispondere alle reali esigenze della popolazione, liberato dalla logica del profitto e dalle distrazioni della militarizzazione.
La protesta di oggi, quindi, non si pone come un episodio isolato, ma come un grido di speranza e un invito all’azione, volto a sollecitare un cambiamento radicale nelle politiche sanitarie del paese.