A distanza di un quarto di secolo, “I nostri anni” di Daniele Gaglianone torna a illuminare lo schermo, un’opera prima che ha segnato il panorama cinematografico italiano e che, ora, risorge grazie a un accurato restauro 4K.
Prodotto da Gianluca Arcopinto e distribuito da Kio Film, il film si preannuncia un evento culturale di primaria importanza, con una particolare attenzione alla fruizione scolastica e una programmazione mirata che lo vedrà protagonista anche durante le Giornate del Cinema per la Scuola a Palermo.
Il cuore pulsante del film è l’amicizia complessa e dolorosa di Alberto e Natalino, due ex partigiani le cui vite sono state profondamente segnate dalla Resistenza.
L’invecchiamento, il peso del tempo, non fanno che riaffiorare i traumi sopiti, innescando un viaggio interiore fatto di ricordi, rimpianti e il confronto inevitabile con le proprie azioni e le conseguenze che ne sono derivate.
Più che una semplice cronaca storica, “I nostri anni” è un’indagine profonda sulla natura umana, sulla violenza, e sulla difficile etica della guerra.
Daniele Gaglianone, rileggendo il proprio lavoro a distanza di anni, sottolinea come i temi affrontati mantengano una sorprendente attualità.
In un’epoca segnata da conflitti globali e da una memoria collettiva sempre più fragile, il film risuona con un’urgenza particolare.
Le parole dei protagonisti, figure apparentemente sospese in un tempo dimenticato, si rivelano profetiche, specchio di un presente doloroso e, fino a poco tempo fa, impensabile.
Il restauro 4K restituisce alle immagini una vividezza inedita, amplificando la potenza emotiva e la pertinenza del messaggio filmico.
Un nodo cruciale del film è la questione della giustificazione morale in tempo di guerra.
La voce di un personaggio, un tempo fervente sostenitore del fascismo, tenta di appianare le responsabilità individuali, cercando una via d’uscita che minimizzi la gravità delle azioni compiute.
La risposta pacata ma ferma di uno dei due partigiani – “io non sono mai stato un soldato” – incarna una profonda riflessione sull’importanza di preservare la propria umanità, anche di fronte alla violenza e alla disperazione.
Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema, definisce “I nostri anni” un esordio “originale” e di “progetto diretto”, ma allo stesso tempo “complesso” nella sua struttura narrativa ed estetica.
Il tempo, il suo scorrere e la sua capacità di resistere, ne costituiscono il vero soggetto, un tema quanto mai attuale in un’epoca in cui la memoria collettiva sembra accorciarsi pericolosamente.
Il ritorno di questo film è un’occasione imperdibile per riflettere sul passato, sul presente e sulla responsabilità di costruire un futuro più giusto e pacifico.