Il cuore pulsante del mercato all’ingrosso di Torino, un ecosistema economico complesso e vitale per l’approvvigionamento alimentare del Piemonte e oltre, si è fermato.
Per la prima volta nella sua storia, gli stand del Centro Agro Alimentare di Torino (CAAT) hanno abbassato le saracinesche in un gesto di protesta unanime e senza precedenti.
L’iniziativa, promossa dall’Associazione Piemontese Grossisti Agroalimentari (APGO), rivela una frattura profonda e un malessere radicato che affligge l’intero comparto.
L’adesione alla protesta è stata schiacciante, un abbraccio collettivo che ha coinvolto non solo i grossisti agroalimentari, ma anche le aziende di logistica e movimentazione, i produttori agricoli che forniscono direttamente la merce e, significativo segnale, anche numerosi clienti, testimoniando una solidarietà che trascende le singole realtà aziendali.
Questo fronte compatto non è un semplice dissenso; è un’espressione di una crisi di fiducia e di un bisogno urgente di ripensare il modello di gestione del CAAT.
Il presidente dell’APGO, Stefano Cavaglià, sottolinea come questa mobilitazione rappresenti un campanello d’allarme, un segnale inequivocabile della necessità di un dialogo costruttivo con l’ente gestore.
La richiesta non è solo la revisione dei contratti di locazione, ma una vera e propria riconfigurazione strategica del Centro, finalizzata a garantire la sua sostenibilità economica e sociale.
L’aumento degli oneri, percepito come ingiustificato e sproporzionato, è solo la punta dell’iceberg.
Al di sotto si celano criticità legate alla qualità dei servizi offerti, spesso inadeguati a soddisfare le esigenze operative di un settore dinamico e in continua evoluzione.
La protesta non si limita a contestare un aumento di costi; denuncia una mancanza di visione a lungo termine, un’assenza di investimenti in infrastrutture e tecnologie che possano migliorare l’efficienza e la competitività del mercato.
Si tratta di un’eredità di scelte che hanno eroso il valore del CAAT, minacciando la sua capacità di svolgere il ruolo cruciale di collegamento tra i produttori agricoli e i consumatori.
Il futuro del mercato all’ingrosso torinese, e con esso la salvaguardia di un patrimonio economico e culturale di inestimabile valore, dipende ora dalla capacità dell’ente gestore di accogliere la richiesta di un confronto aperto e trasparente, basato sul riconoscimento del ruolo centrale degli operatori che quotidianamente animano il CAAT con il loro lavoro.
La protesta è un monito: il futuro non può essere costruito senza il rispetto e la valorizzazione di chi lo rende possibile.
Un tavolo di confronto serio e costruttivo è l’unica via per ripristinare la fiducia e garantire la prosperità del mercato all’ingrosso torinese.