Al Castello di Rivoli una retrospettiva che indaga identità, corpo e metamorfosi. Fino al 22 marzo 2026 un percorso immersivo nella Manica Lunga tra sogno, trauma e materia, nella prima grande mostra italiana dedicata all’artista marchigiano.
È un ritorno carico di risonanze quello di Enrico David (Ancona, 1966), protagonista della retrospettiva Domani Torno allestita fino al 22 marzo 2026 negli spazi della Manica Lunga del museo. La mostra, curata da Marianna Vecellio, offre una delle letture più complete e intense del lavoro dell’artista, riconosciuto a livello internazionale per la sua pratica multimediale che attraversa pittura, scultura ambientale, tessuto, installazione e disegno.
Il percorso espositivo è concepito come una sequenza scenografica, una sorta di teatro del sé in cui figurazione e astrazione si susseguono come stati psichici più che come semplici scelte formali.
La mostra ripercorre le tappe fondamentali della ricerca di David, intrecciando cronaca, autobiografia e dimensione onirica in un flusso continuo di trasformazioni. Opere chiave come Madreperlage e Trenches to Reason dialogano con lavori recenti, tra cui la nuova serie Untitled 2024–2025, in cui l’artista approfondisce la relazione tra volto, materia e interiorità.
Il disegno resta il cuore pulsante della sua pratica: “uno spazio del sogno e dello sguardo”, come lo definisce lo stesso artista, un luogo dove gesto e immaginazione costruiscono identità possibili, liquide, a volte ferite.
Proprio il corpo – vulnerabile, ibrido, mutevole – diventa il filo rosso di una riflessione che attraversa tutta la mostra, affrontando temi come il trauma, il genere, la costruzione dell’immagine di sé e la resistenza dell’arte nella contemporaneità digitale, sempre più immateriale.
Domani Torno non si limita dunque a presentare una selezione di opere, ma si configura come un racconto visivo sulla condizione umana nel presente, sul continuo oscillare tra presenza e assenza, intimità e distanza, memoria e trasformazione.








