07 maggio 2024 – 00:40
Nel buio della notte, il silenzio dei corpi senza vita giaceva tra i liquami densi e fetidi. Cinque anime perse nell’abisso delle acque nere, un sesto operaio lottava tra la vita e la morte su una fredda soletta di cemento armato. Il loro destino era segnato da un gesto altruistico, un tentativo disperato di salvare i compagni intrappolati nelle viscere dell’impianto di sollevamento. Ma la tragedia si è consumata implacabile, senza pietà.La scena si dipanava come una strage moderna, un’epidemia silenziosa che ha mietuto vite innocenti in un angolo sperduto vicino a Palermo. La cisterna profonda sei metri si è trasformata in una trappola letale, una camera a gas che ha inghiottito le speranze e i sogni di chi lavorava onestamente per guadagnarsi da vivere.Tra le vittime, Epifanio Alsazia, 71 anni di Partinico, imprenditore coraggioso alla guida della ditta Quadrifoglio group srl. Un uomo che aveva vinto l’appalto dell’Amap con la promessa di migliorare il servizio idrico nella regione. Ma il destino ha giocato contro di lui, portandolo verso una fine prematura e crudele.L’eco della tragedia risuona come un monito nella coscienza collettiva: la sicurezza sul lavoro non può essere sacrificata sull’altare del profitto. Le mascherine di protezione avrebbero potuto fare la differenza tra la vita e la morte, ma sono rimaste appese agli attrezzi inutilizzate.Ora le famiglie piangono i propri cari perduti, mentre l’indignazione cresce nel cuore della comunità. È giunto il momento di porre fine a queste stragi silenziose, di garantire condizioni dignitose e sicure per chi ogni giorno si impegna a costruire un futuro migliore.Che questa tragedia non sia stata vana, ma sia servita a risvegliare le coscienze sopite di fronte all’ingiustizia e alla negligenza. Che i nomi dei caduti non siano dimenticati, ma diventino simbolo di una lotta per un mondo del lavoro più umano e rispettoso della vita umana.