22 dicembre 2024 – 09:45
Il processo si concluse dopo una mezz’ora di requisitoria del pubblico ministero Marco Sanini, durante l’udienza con rito abbreviato presso il tribunale di Torino. Era il 4 dicembre dell’anno precedente quando il cadavere di Lodeserto, 58 anni, fu rinvenuto nella cantina di un palazzo di edilizia popolare nel cuore di Torino, in via San Massimo. L’uomo era scomparso alla fine di agosto e la sua morte fu causata da martellate alla testa e almeno due coltellate alla schiena: l’intervento dei Ris fornì importanti elementi per le indagini. Il movente? Una disputa legata a questioni finanziarie avvenuta nell’appartamento di Capaldo, difeso dall’avvocato Gianluca Orlando. La vittima aveva gestito un’impresa di pulizie insieme alla sua ex compagna; dopo la chiusura dell’attività, la donna iniziò a lavorare con Nino Capaldo. Al momento del delitto, Capaldo era agli arresti domiciliari per un omicidio commesso nel 2014 a Mondragone Caserta. In passato era stato legato a un clan camorristico ma successivamente collaborò con la giustizia, motivo per cui era sotto protezione e risiedeva in un alloggio della Comunità di Sant’Egidio al piano terra di via San Massimo. Capaldo ha sempre sostenuto che agì in legittima difesa, dichiarando che la vittima si presentò armata a casa sua. Si ipotizzava che alla base della vicenda ci fosse un presunto tentativo di recupero denaro: Capaldo sarebbe intervenuto nell’interesse dell’ex compagna. Purtroppo, quella lite si trasformò in una tragedia dalle conseguenze irreparabili.