16 agosto 2024 – 05:45
La notizia della tragica morte di Esmeralda, la figlia di quel papà, mi aveva profondamente commosso. Decisi di recarmi da lui per esprimere le mie condoglianze, senza portare con me la macchina fotografica, desiderando sinceramente condividere il suo dolore. Mai avrei immaginato di essere vittima di un’aggressione così violenta e ingiustificata. L’amarezza e la delusione che ho provato sono state intense, soprattutto nel confronto diretto con chi mi ha colpito fisicamente. Il giorno successivo al brutale pestaggio davanti all’ospedale Regina Margherita, ho incontrato Maurizio Bosio, un fotoreporter di cronaca con oltre cinquant’anni di esperienza alle spalle. Il suo volto mostrava i segni dell’aggressione: un occhio gonfio e il naso fratturato protetto da una maschera. La notte successiva è stata difficile: il dolore alla testa e la difficoltà a respirare a causa delle ferite subite non mi hanno permesso di trovare pace nel sonno. Ripensavo costantemente a quanto accaduto, interrogandomi sulle possibili responsabilità o comportamenti che avrei potuto adottare diversamente per evitare quella brutta situazione. La comunicazione con il padre della piccola Esmeralda aveva reso ancora più dolorosa l’esperienza vissuta, lasciandomi sconcertato e sgomento per l’accaduto.