Durante l’anno in corso, la rotta del Mediterraneo centrale ha continuato a essere teatro di tragedie umane, con un bilancio drammatico di almeno 674 persone decedute e altre 1.015 considerate disperse fino al 21 dicembre. Questi dati allarmanti sono stati resi noti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Libia, che ha evidenziato l’urgente necessità di affrontare la complessa questione dei flussi migratori nel Mediterraneo.Parallelamente a queste tragiche perdite umane, l’OIM ha segnalato che oltre 21.000 migranti sono stati intercettati in mare e riportati in Libia nello stesso periodo. Tra di loro, si contano 18.715 uomini, 1.535 donne, 694 minori e 526 individui per i quali non sono disponibili informazioni sul genere. Questi numeri mettono in luce la dimensione critica della situazione migratoria nel Mediterraneo centrale e la necessità di adottare misure concrete per prevenire ulteriori tragedie.L’agenzia dell’Onu ha sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale e dell’impegno comune nel contrastare il traffico illegale di esseri umani e garantire la protezione dei diritti fondamentali dei migranti. In questo contesto, è essenziale promuovere strategie di salvataggio in mare efficaci ed efficienti, nonché favorire soluzioni sostenibili a lungo termine per affrontare le cause profonde della migrazione forzata.La comunità internazionale è chiamata a rispondere con determinazione e solidarietà a questa emergenza umanitaria senza precedenti, lavorando insieme per garantire un futuro più sicuro e dignitoso a tutte le persone coinvolte nei flussi migratori nel Mediterraneo centrale. Solo attraverso un impegno collettivo e coordinato sarà possibile proteggere la vita e i diritti delle persone vulnerabili che intraprendono viaggi disperati alla ricerca di una speranza migliore.
Tragedie umane nel Mediterraneo: 674 morti e 1.015 dispersi, urgente azione richiesta
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