sabato 13 Settembre 2025
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Alidad Shiri, afgano, italiano: un percorso di speranza e impegno.

Dopo vent’anni trascorsi in Alto Adige, un viaggio esistenziale segnato da sfide e radici che si sono profondamente intrecciate con il tessuto sociale di questa terra, Alidad Shiri celebra l’acquisizione della cittadinanza italiana.

Un traguardo non solo personale, ma che risuona come eco di un percorso migratorio complesso, iniziato in giovane età come rifugiato proveniente dall’Afghanistan.

La sua storia, narrata con crudo realismo nel libro “Via dalla pazza guerra” e condivisa attraverso numerose apparizioni mediatiche, ha illuminato la realtà di chi è costretto a lasciare la propria terra, portando con sé la speranza di un futuro migliore.

Oggi, Alidad Shiri opera come figura di riferimento all’interno di una comunità socio-pedagogica a Merano, dedicando le proprie energie a supportare e guidare le nuove generazioni.
“Da oggi, sono cittadino italiano a pieno titolo,” afferma con un’emozione palpabile, un sentimento che va ben oltre la semplice formalità burocratica.
Questa cittadinanza non è percepita come un privilegio, bensì come l’inizio di una nuova fase, intrisa di responsabilità.
La pregressa esperienza di marginalità e l’osservazione attenta del contesto sociale hanno instillato in lui un profondo senso di giustizia e una spinta a contribuire attivamente al bene comune.
Shiri non intende più limitarsi alla critica e alla denuncia delle disuguaglianze, ma si impegna a intraprendere un percorso di “politica con la P maiuscola,” un agire consapevole e proattivo a favore di coloro che, come lui un tempo, si trovano ad affrontare le difficoltà dell’integrazione e a costruire una nuova identità.

L’acquisizione della cittadinanza lo spinge a sentirsi parte integrante della comunità, con l’obbligo di tutelarne i valori e di promuovere una società più inclusiva e solidale.
La cittadinanza, per Shiri, significa esercitare una partecipazione attiva e responsabile, rifiutando passivamente le decisioni che riguardano la collettività.
È un invito a co-costruire un futuro basato su principi di equità, consapevolezza e rispetto reciproco.

Il momento della firma del protocollo, davanti alla Sindaca Zeller, è stato per lui carico di emozione, un sigillo su un percorso lungo e costellato di incertezze.
Esprime profonda gratitudine a coloro che lo hanno sostenuto, istituzioni e società civile, riconoscendo il ruolo cruciale del supporto e dell’accoglienza lungo il suo cammino.
Ora, più che mai, si sente chiamato a mettersi in gioco, a tradurre l’esperienza personale in azione concreta per il bene della comunità che lo ha accolto e che ora lo accoglie come cittadino.

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