L’Alto Adige si risveglia dopo la violenta perturbazione serale, accogliendo una tregua apparente che contrasta con le temperature notturne che hanno segnato la cronaca meteorologica locale. La città di Bolzano, epicentro di questa anomalia termica, ha registrato una minima di 17 gradi Celsius nella notte appena trascorsa, un valore che, pur significativamente inferiore rispetto al precedente record storico di 25 gradi, denota la persistenza di un’impronta estiva decisamente fuori stagione.Questa breve pausa, tuttavia, non presagisce una rottura definitiva dell’ondata di calore che sta affliggendo la regione. Il meteorologo provinciale, Dieter Peterlin, offre una prospettiva lucida e preoccupante: se oggi la giornata si preannuncia più mite, con una massima di 14 gradi, il ritorno alla precendenza è inesorabile. Già domani le temperature schizzeranno verso l’alto, raggiungendo i 36 gradi, per poi culminare domenica con un picco di 37 gradi. Questo scenario, che si discosta nettamente dalle medie stagionali, solleva interrogativi sulla stabilità del clima alpino e sulla crescente frequenza di eventi estremi.L’episodio altoatesino non è un caso isolato. Si inserisce in un contesto globale caratterizzato da un’accelerazione del riscaldamento globale, con conseguenze tangibili in ecosistemi fragili come quello montano. L’aumento delle temperature medie, le ondate di calore prolungate e le precipitazioni irregolari hanno un impatto diretto sull’agricoltura, sulla gestione delle risorse idriche, sulla biodiversità e sulla salute pubblica. La vite, coltivazione simbolo della regione, è particolarmente vulnerabile a queste variazioni climatiche, con rischi di anticipazione della vendemmia e alterazione delle caratteristiche organolettiche del vino.La presenza di Dieter Peterlin, figura autorevole nel campo della meteorologia alpina, conferisce particolare rilevanza alla situazione. La sua esperienza e la sua capacità di interpretare i complessi meccanismi atmosferici che operano in montagna permettono di comprendere appieno la gravità di quanto sta accadendo. La previsione di un picco di 37 gradi a dominare la giornata di domenica non è solo un dato numerico, ma un campanello d’allarme che invita a una riflessione urgente sulle azioni da intraprendere per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere il patrimonio naturale e culturale dell’Alto Adige. La fragilità di un ecosistema come quello alpino richiede una risposta collettiva, basata sulla prevenzione, sull’adattamento e sulla sostenibilità.