Un’ennesima ondata di trasferimenti economici ha travolto il Trentino-Alto Adige, sollevando un’onda di scontento e alimentando un dibattito urgente sulla giustizia sociale e la percezione della politica.
I consiglieri regionali hanno ricevuto una nuova tranche di bonus, legati all’automatico adeguamento delle loro indennità all’evoluzione contrattuale del personale regionale, cifre che appaiono a dir poco sproporzionate rispetto alle retribuzioni medie e alla realtà economica di gran parte della popolazione.
Si tratta di somme che superano di gran lunga la capacità di comprensione e l’esperienza della maggior parte dei cittadini, lavoratori e pensionati che quotidianamente si confrontano con l’impennata dei prezzi e la crescente difficoltà a garantire un tenore di vita dignitoso.
L’ammontare complessivo, che si aggiunge ai 19.116 euro percepiti a marzo, rappresenta un fardello aggiuntivo per una comunità già provata da incertezze economiche e sociali.
L’assenza di una revisione di questo meccanismo, intrinsecamente distorto e iniquo, è un elemento di profonda critica da parte dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.
I segretari provinciali, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher, esprimono con forza la loro preoccupazione per un sistema che, pur riconoscendo la necessità di una remunerazione adeguata per coloro che si dedicano alla gestione della cosa pubblica, ha superato i limiti della ragionevolezza e della sensibilità sociale.
L’automatismo dell’aggancio alle retribuzioni del personale regionale, senza una valutazione specifica del valore del ruolo dei consiglieri e un confronto con le reali necessità della collettività, configura un privilegio inaccettabile.
Questa situazione non solo erode la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma alimenta una diffusa disaffezione nei confronti della politica, percepita sempre più come distante dalla vita reale e dai problemi delle persone.
Il rischio è quello di creare un circolo vizioso in cui la politica perde credibilità e il senso civico si affievolisce.
Per interrompere questa spirale negativa, i sindacati propongono una soluzione concreta: l’impegno dei consiglieri regionali a destinare le somme percepite a un fondo dedicato al sostegno delle famiglie e alla promozione dell’occupazione, un gesto simbolico ma significativo per dimostrare una reale volontà di condivisione e di impegno a favore della comunità.
Inoltre, si rende necessario un ripensamento radicale del sistema di indennità dei consiglieri regionali, introducendo criteri di valutazione più trasparenti e condivisi, che tengano conto non solo dei parametri economici, ma anche del valore sociale del ruolo politico e della necessità di garantire una rappresentanza equa e accessibile a tutti i cittadini.
La sfida è quella di ricostruire un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini, fondato sulla giustizia, la trasparenza e la responsabilità.