L’aula di Tribunale a Trento ha recentemente ospitato un’udienza cruciale nel procedimento preliminare relativo al caso di diffamazione in concorso che coinvolge la famiglia Papi, straziata dalla tragica perdita di Andrea, vittima dell’attacco fatale dell’orsa Jj4 nell’aprile 2023.
Laura Papi, sorella del giovane, e Alessia Gregori, la sua compagna, si sono costituite parte civile, ponendo fine a una spirale di odio online che ha colpito duramente il nucleo familiare.
Il processo, nato a seguito di una vasta campagna di insulti e denigrazioni diffuse sui social media immediatamente dopo la scomparsa di Andrea, vede coinvolti diciotto imputati, provenienti da diverse regioni d’Italia.
Questa dispersione geografica degli accusati ha portato il giudice a prendere una decisione che solleva interrogativi significativi in termini di giustizia e rispetto della memoria.
In una mossa che ha generato sconcerto e disappunto, il giudice ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale avanzata da uno dei difensori.
Di conseguenza, gli atti processuali saranno ora trasmessi alle procure e ai tribunali delle aree di residenza di ciascuno degli imputati, con l’eccezione di un’imputata residente a Trento, il cui procedimento rimarrà localizzato in questa sede.
La decisione, sebbene formalmente basata su considerazioni procedurali, ha suscitato forti preoccupazioni da parte della famiglia Papi, espressa dal loro legale, l’avvocato Paolo Pastre.
La famiglia teme che la frammentazione del processo, l’articolazione in più sedi giudiziarie, rischia di diluire la gravità complessiva delle azioni diffamatorie, disconnettendo le singole affermazioni dal contesto di un dolore profondo e condiviso.
Il timore è che ogni procura, operando in autonomia, possa interpretare e valutare le accuse in modo disomogeneo, privando il caso della sua dimensione collettiva e della sua implicita richiesta di giustizia per Andrea e per la sua famiglia.
Questa scelta processuale solleva, quindi, un dibattito più ampio sulla gestione della giustizia in casi di diffamazione online su vasta scala, e sulla necessità di preservare la coerenza e l’efficacia della risposta legale in situazioni che coinvolgono la violazione della dignità umana e la lesione del diritto alla memoria.
La decisione del giudice pone ora l’onere di garantire che, nonostante la dispersione geografica, la ricerca della verità e la tutela della giustizia non siano compromesse.