sabato 6 Settembre 2025
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Don Carli: la Diocesi revoca l’incarico dopo la polemica.

La recente vicenda che coinvolge don Giorgio Carli, culminata con la revoca dell’incarico di collaboratore pastorale in Alta Pusteria da parte del vescovo Ivo Muser, solleva interrogativi profondi e complessi all’interno della diocesi di Bolzano-Bressanone e nella comunità ecclesiale più ampia.
La vicenda, purtroppo, affonda le sue radici in un passato doloroso, segnato da accuse di abusi che hanno portato a un lungo e travagliato iter giudiziario.

La storia di don Carli è stata caratterizzata da una drammatica oscillazione tra condanne e assoluzioni, il tutto avvolto da una nebbia di prescrizioni che hanno offuscato la ricerca di una piena giustizia per la vittima.

La sentenza di proscioglimento in Cassazione, ottenuta per decorrenza dei termini, non ha cancellato il trauma subito dalla persona offesa, né ha estinto le responsabilità civili.

La successiva condanna civile, che ha imposto alla diocesi e alla parrocchia di Bolzano a pagare un significativo risarcimento, testimonia la gravità delle accuse e la difficoltà di una pacificazione completa.
La recente decisione di riassegnare a don Carli un ruolo pastorale in Alta Pusteria ha innescato un’ondata di sconcerto e disappunto, evidenziando una frattura profonda tra la volontà della diocesi di reintegrare il sacerdote e la necessità di garantire la sicurezza psicologica e spirituale delle persone che hanno subito abusi.

Le critiche sollevate da numerosi fedeli hanno messo in luce un senso di tradimento nei confronti del percorso di elaborazione del trauma e di ricostruzione della fiducia.

Il vescovo Muser, consapevole della delicatezza della situazione e dell’urgenza di rispondere alle preoccupazioni della comunità, ha quindi optato per la revoca dell’incarico, una decisione che, pur dolorosa per tutti i soggetti coinvolti, appare necessaria per preservare l’integrità del processo di guarigione e per riaffermare l’impegno della diocesi verso le vittime.

La decisione non si configura come un mero atto amministrativo, ma come un atto di profonda riflessione e responsabilizzazione.
Il vescovo riconosce che, nelle circostanze attuali, le condizioni per svolgere tale incarico con la dovuta responsabilità e sensibilità nei confronti di chi ha sofferto non sono presenti.

La diocesi si impegna a un confronto realistico con la situazione, evitando una gestione superficiale e garantendo un percorso di accompagnamento per il sacerdote, che avrà un periodo di riflessione personale.

La vicenda pone l’accento sulla necessità di un cambiamento culturale all’interno della Chiesa, che non si limiti a procedure legali e amministrative, ma che promuova una vera cultura della prevenzione, della trasparenza e della responsabilizzazione.

La diocesi ribadisce il proprio impegno a elaborare le esperienze passate, implementando misure giuridiche, pastorali e strutturali, e aprendo un dialogo costruttivo con la società civile e con le persone colpite.
La strada è ancora lunga e complessa, ma il coraggio di affrontare le proprie responsabilità è un passo fondamentale per costruire un futuro di speranza e di fiducia.
L’auspicio è che questa dolorosa vicenda possa rappresentare un’occasione di crescita e di rinnovamento per l’intera comunità ecclesiale.

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