Dopo nove anni immersi nelle complessità delle culture e delle religioni che compongono la Terra Santa, padre Francesco Patton, nel suo recente intervento a Vigolo Vattaro, ha offerto una riflessione profonda sull’esperienza vissuta e sulle sfide per la costruzione della pace.
L’impegno, che lo ha visto protagonista in contesti spesso segnati da conflitti e drammi bellici, gli ha permesso di osservare da vicino il desiderio di un mondo più sereno che pulsa nel cuore di molte persone.
Rinuncia alla carica di Custode di Terra Santa, affidata ora a padre Francesco Ielpo, non segna una disconnessione, ma una riqualificazione del suo servizio.
A partire dal primo ottobre, il frate trentino assumerà un nuovo ruolo sul Monte Nebo, in Giordania, luogo carico di significato storico e spirituale, teatro dell’ultima visione di Mosè e dimora del santuario a lui dedicato.
Questo cambio di scenario rappresenta un’opportunità per ampliare la prospettiva e riflettere sulla sua missione in un contesto geografico e culturale diverso.
Il periodo trascorso alla guida della Custodia, in particolare negli ultimi anni, è stato fortemente condizionato dagli eventi drammatici che hanno sconvolto la regione.
Il 2016, anno del suo arrivo, coincideva con uno dei momenti più acuti della guerra in Siria, un conflitto che, pur attenuandosi, continua a lasciare ferite profonde.
I mesi successivi al 7 ottobre 2023 hanno visto l’esacerbarsi delle tensioni tra Israele e Palestina, con conseguenze devastanti, in particolare nella Striscia di Gaza, ridotta a un paesaggio di distruzione.
Padre Patton, con lucidità e commozione, ha sottolineato l’urgenza di una trasformazione interiore come preludio alla costruzione della pace.
Richiamandosi all’esempio di San Francesco, ha insistito sulla necessità di coltivare la pace nel proprio cuore come condizione imprescindibile per poterla promuovere nel mondo.
L’educazione, intesa come trasmissione di valori e sviluppo del pensiero critico, si rivela quindi il pilastro fondamentale su cui edificare un futuro di serenità.
L’appassionata riflessione del frate ha portato a denunciare i pericoli di un approccio emotivo e fazioso, paragonando l’atteggiamento di chi si schiera in modo indiscriminato durante i conflitti a quello dei tifosi di calcio.
Una simile semplificazione impedisce di comprendere la complessità delle situazioni e offusca la capacità di empatia verso chi soffre.
L’imperativo morale, secondo padre Patton, è quello di schierarsi inequivocabilmente a favore dei più vulnerabili, offrendo sostegno e solidarietà.
La compassione e l’azione concreta a favore di chi è in difficoltà si configurano come elementi imprescindibili per la costruzione di un mondo più giusto e pacifico.