martedì 9 Settembre 2025
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Patto per la Crescita: Il Trentino sfida il futuro.

Il Patto per la Crescita Strategica del Trentino rappresenta una risposta strutturale alle sfide complesse che investono l’economia regionale e nazionale.

Oltre a contrastare le conseguenze dirette del rallentamento economico globale, acuito da tensioni geopolitiche e un ritorno di politiche protezionistiche che minano la stabilità dei mercati, il Patto mira a costruire una crescita più solida, inclusiva e resiliente, capace di affrontare le trasformazioni del XXI secolo.

Il Trentino, pur mantenendo performance superiori alla media italiana in termini di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), manifesta segnali di deterioramento della dinamica aziendale.
L’indagine congiunturale della Camera di Commercio ha evidenziato un rallentamento del fatturato nel primo trimestre del 2025, con un incremento dell’1%, in netto calo rispetto al 2,3% registrato nel 2024.
Questo dato, apparentemente contenuto, nasconde un potenziale deterioramento del tessuto produttivo, soprattutto considerando il quadro demografico in evoluzione.

La previsione di una carenza di 30.000 lavoratori entro il 2040 impone una visione strategica a lungo termine, che vada oltre gli interventi tampone.

La perdita di capitale umano non è solo una questione quantitativa, ma anche qualitativa, richiedendo interventi mirati alla formazione, all’attrazione di talenti e alla valorizzazione delle competenze esistenti.
Il Patto si configura come un accordo quadriennale che impegna Provincia, imprese, sindacati e associazioni a un percorso condiviso, declinando un impegno finanziario considerevole – oltre 600 milioni di euro complessivi, destinati a incentivi a fondo perduto e investimenti infrastrutturali – a sostegno di un modello di sviluppo sostenibile.

Le aree di intervento prioritarie sono definite in modo ambizioso: transizione ecologica e digitale, ricerca e sviluppo, innovazione di prodotto e di processo, e, crucialmente, la tutela e la valorizzazione del capitale umano.
La transizione green non si limita alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività produttive, ma include lo sviluppo di nuove filiere e l’adozione di tecnologie innovative che possano generare nuove opportunità di business.
La transizione digitale, invece, punta a migliorare la competitività delle imprese attraverso la digitalizzazione dei processi, l’adozione di soluzioni cloud e l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale.

Un elemento distintivo del Patto è l’attenzione alla contrattazione collettiva di secondo livello, intesa come strumento per migliorare le condizioni di lavoro, favorire la redistribuzione della ricchezza e promuovere la partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali.

Gli sgravi Irap, legati all’applicazione dei contratti collettivi più rappresentativi, incentivano le imprese a investire nel benessere dei propri dipendenti e a garantire loro una maggiore sicurezza economica.
L’introduzione di sistemi di welfare aziendale, come ad esempio servizi di assistenza all’infanzia o di supporto alla genitorialità, mira a conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari, aumentando la produttività e la fidelizzazione dei lavoratori.
Il Patto riconosce anche la necessità di formare una nuova generazione di manager e professionisti in grado di guidare le imprese verso il futuro.
I bandi per la qualificazione professionale, rivolti sia ai giovani che ai lavoratori più esperti, mirano a colmare il divario di competenze e a favorire la mobilità occupazionale.

La promozione di percorsi di formazione manageriale, con particolare attenzione alle competenze digitali e alla leadership sostenibile, è vista come un investimento strategico per il futuro del sistema imprenditoriale trentino.
Infine, il Patto rafforza l’impegno delle organizzazioni sindacali nella promozione della salute e della sicurezza sul lavoro, elementi imprescindibili per un modello di sviluppo realmente sostenibile e inclusivo.

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