L’entusiasmo indiscriminato e la repulsione totale sono entrambe reazioni insufficienti di fronte all’intelligenza artificiale.
Un approccio maturo richiede una comprensione profonda, una valutazione critica e un’analisi ponderata di questo potente strumento che sta rimodellando il nostro mondo.
Alfio Quarteroni, illustre matematico e vincitore della Blaise Pascal Medal 2024, ha illuminato il WIRED Next Fest Trentino 2025 con una riflessione che affonda le radici in un dibattito secolare: il rapporto tra scienza, tecnologia e il futuro dell’umanità.
Il suo percorso ha tracciato un arco temporale che dalla nascita di questo dibattito, settant’anni fa, ci conduce ai giorni nostri, attraversando periodi di ottimismo sfrenato, disillusioni e, infine, all’attuale fase di sviluppo di un’intelligenza artificiale ristretta, focalizzata su compiti specifici.
L’obiettivo ultimo, l’ambizione più audace, è la creazione di un’intelligenza generale, capace di replicare l’ampiezza e la flessibilità del pensiero umano, o addirittura di trascenderla, dando origine a una superintelligenza.
Sebbene quest’ultimo scenario rimanga ancora confinato al regno dell’immaginazione, stimola un’indagine cruciale sulle implicazioni etiche, sociali ed esistenziali.
Ma come si manifesta concretamente l’IA oggi? Qual è la portata delle risorse dati che la alimentano? E quale impatto sta avendo sulla nostra esistenza quotidiana? La recente esplosione dell’IA è innegabilmente legata alla disponibilità di quantità astronomiche di dati, stimabili in 175 mila miliardi di miliardi, che vengono convertiti in un linguaggio numerico e linguistico comprensibile alle macchine.
Questi dati costituiscono il carburante essenziale per l’apprendimento e l’evoluzione degli algoritmi dinamici, in grado di adattarsi e migliorare costantemente in base al contesto e all’esperienza.
L’analogia con l’apprendimento infantile offre una prospettiva interessante.
Proprio come un bambino assimila una nuova lingua attraverso l’esposizione e l’imitazione, l’IA apprende riconoscendo pattern e correlazioni in grandi quantità di dati.
Questa capacità di apprendimento, sebbene potente, non implica una vera e propria comprensione nel senso umano del termine.
E qui si apre la cruciale distinzione: l’IA, pur impressionante nella sua capacità di elaborare informazioni e risolvere problemi specifici, rimane fondamentalmente diversa dall’intelligenza umana.
Un giovane diciottenne, in procinto di conseguire la patente di guida, acquisisce una competenza che una macchina, per quanto sofisticata, non è ancora in grado di replicare pienamente.
D’altro canto, l’IA eccelle in compiti che richiedono velocità e precisione, come la sintesi di documenti complessi o l’identificazione precoce di anomalie mediche.
La domanda che si pone, quindi, non è tanto se l’IA supererà l’intelligenza umana, ma piuttosto come evolverà il nostro rapporto con essa.
L’automazione di compiti ripetitivi e l’aumento delle capacità umane attraverso l’integrazione con l’IA presentano opportunità senza precedenti, ma richiedono anche una profonda riflessione sulle implicazioni etiche, sulla necessità di una formazione continua e sulla ridefinizione del ruolo dell’uomo in un mondo sempre più automatizzato.
Il futuro non è scritto, ma la comprensione del presente è la chiave per plasmare un domani più equo e prospero.