Il peso del ricordo, palpabile nell’aria rarefatta di Tesero, si fa sentire nella voce incrinata del sindaco Massimiliano Deflorian, che introduce la commemorazione dei caduti nella tragedia della Val di Stava, un evento che si è impresso a fuoco nella memoria collettiva quarant’anni or sono.
Non si tratta solo di un anniversario, ma di una riflessione profonda sul rapporto tra memoria, responsabilità e futuro.
La Val di Stava, un nome che evoca immagini di fango, paura e perdita irreparabile, non deve affievolirsi nel tempo.
Deve continuare a risuonare come un campanello d’allarme, un promemoria crudo e inequivocabile delle conseguenze della negligenza, dell’avidità e della superficialità nel rapporto con l’ambiente.
Il disastro non fu un mero evento naturale, ma il risultato di una catena di decisioni imprudenti, di una gestione inadeguata del territorio e di una sottovalutazione dei rischi geologici.
La tragedia di Stava ci insegna che l’equilibrio tra l’uomo e la natura è un patto delicato, costantemente in bilico.
Non si tratta di un dominio da esercitare, ma di una coesistenza armoniosa che richiede vigilanza, previsione e un profondo senso di responsabilità.
La trasparenza, in particolare, si rivela un fattore cruciale: l’accesso all’informazione, la condivisione dei dati e la partecipazione pubblica sono elementi imprescindibili per una gestione sostenibile del territorio.
Tuttavia, la Val di Stava non è solo sinonimo di dolore e distruzione.
È anche una testimonianza potente della resilienza umana, della capacità di una comunità di rialzarsi dopo una caduta devastante.
L’unità, la solidarietà e la condivisione del dolore hanno permesso alla popolazione di Tesero e dei paesi circostanti di ricostruire non solo le proprie case, ma anche il proprio spirito.
La trasformazione del lutto in coscienza, in impegno attivo per la sicurezza e la tutela dell’ambiente, rappresenta un’eredità preziosa per le generazioni future.
Oggi, l’eredità di Stava ci impone di guardare avanti con occhi nuovi, consapevoli della fragilità del nostro pianeta e della necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui lo utilizziamo.
Non si tratta di un compito facile, ma è un dovere morale nei confronti di coloro che hanno perso la vita e nei confronti delle generazioni a venire.
La memoria non è un peso da portare, ma una guida per costruire un futuro più sicuro, più equo e più sostenibile.