sabato 2 Agosto 2025
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Bologna: la strage ancora irrisolta, una ricerca di verità

Quarantaquattro anni sono trascorsi da quella data funesta, eppure la Strage di Bologna, più che una ferita rimarginata, resta una questione irrisolta, un nodo gordiano che incrocia il diritto, la politica e la storia.

Le indagini giudiziarie, pur avendo portato all’identificazione e alla condanna di esecutori materiali e di figure di riferimento all’interno di apparati collusi, non hanno ancora illuminato completamente l’origine e la progettazione di quell’attentato che ha scosso profondamente il Paese.
Carlo Mastelloni, con la lucidità di chi ha vissuto in prima persona il complesso iter giudiziario, sottolinea come la ricerca della verità debba ancora spingersi oltre.

Non è sufficiente aver ricostruito la catena degli eventi che hanno condotto alla bomba alla stazione ferroviaria: è imprescindibile individuare l’ente propulsore, l’architrave ideologico e logistico che ha reso possibile una simile barbara azione.
La questione, come evidenzia l’ex magistrato, si concentra inevitabilmente su dinamiche transnazionali, puntando l’attenzione, con un’apertura cauta ma significativa, verso influenze esterne.

La difficoltà di tracciare questi collegamenti, di provare un coinvolgimento diretto “Oltreoceano”, non deve tuttavia paralizzare la ricerca, ma stimolarne un’analisi ancora più approfondita e multidisciplinare.
L’indagine non può limitarsi a ricostruzioni cronologiche e a collegamenti procedurali.
Richiede un’analisi geopolitica del contesto storico degli anni ’80, un’attenta valutazione degli equilibri di potere interni ed esterni all’Italia, e una ricostruzione delle relazioni tra servizi segreti, organizzazioni neofasciste e dinamiche internazionali.
La Strage di Bologna, infatti, va compresa come parte di una più ampia strategia di destabilizzazione che ha investito l’Europa occidentale durante gli anni di piombo.
Un periodo segnato da tensioni sociali, terrorismo, e da una guerra occulta combattuta tra diverse fazioni, spesso con il coinvolgimento di attori non chiaramente identificabili.

L’assenza di una chiara responsabilizzazione dell’ente originatore non è solo una questione di giustizia per le vittime e i loro familiari, ma rappresenta una ferita aperta alla democrazia italiana.

Un vuoto che rischia di alimentare teorie cospirazioniste e di minare la fiducia nelle istituzioni.

La riapertura del dibattito, l’approfondimento delle indagini, l’analisi di nuovi documenti, l’ascolto di testimonianze silenziose o dimenticate, sono tutti strumenti necessari per avvicinarsi alla verità.

È un dovere morale e giuridico verso coloro che hanno perso la vita e verso le future generazioni, affinché possano comprendere appieno le responsabilità e le dinamiche che hanno portato a quella tragica giornata.
La ricerca della verità, anche se complessa e dolorosa, rimane l’unica strada per una piena riconciliazione nazionale e per la difesa dei valori democratici.

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