A Trieste, la gestione della complessa vicenda della cabinovia metropolitana si configura come un punto di rottura per l’attuale coalizione di centrodestra, suscitando un’opposizione unita e determinata.
La recente presa in carico diretta da parte del sindaco Roberto Dipiazza delle deleghe relative all’opera, unita all’anticipazione di risorse comunali in vista dei finanziamenti ministeriali, ha innescato una conferenza stampa congiunta delle forze di opposizione, delineando un quadro di profonda critica e, implicitamente, una richiesta di cambio di direzione amministrativa.
L’atto di avocazione del sindaco, secondo quanto esposto da Giovanni Barbo (PD), non appare come una semplice riorganizzazione interna, ma come un chiaro segnale di una delegittimazione diffusa all’interno della stessa squadra di governo.
L’assegnazione delle responsabilità dirette a Dipiazza suggerisce una volontà di scaricare su di lui le pressioni e le critiche derivanti da un progetto sempre più controverso.
La delibera di variazione di bilancio, come evidenziato dall’opposizione, rappresenta il fulcro della contestazione.
Il documento, approvato con una ristretta maggioranza di soli sei assessori, conferma i timori espressi mesi prima: l’onere economico dell’opera ricadrà interamente sui cittadini triestini, con il sacrificio di investimenti in progetti ritenuti prioritari e più sentiti dalla comunità.
Questa scelta, a detta delle opposizioni, testimonia una priorità distorta, che antepone un’opera discussa a bisogni civici più urgenti.
Alessandra Richetti (M5S) ha sottolineato con forza l’irresponsabilità della maggioranza, accusata di sprecare risorse significative, pari a trenta milioni di euro, per un’opera che non gode del consenso popolare.
Questa cifra, lungi dall’essere trascurabile, evidenzia la gravità delle scelte operative e la potenziale deviazione di fondi da altre aree vitali per la città.
Riccardo Laterza (Adesso Trieste) ha accusato l’amministrazione di aver deliberatamente ingannato i cittadini, promettendo inizialmente l’assenza di alcun onere economico per i triestini.
Questa reticenza, ora svelata, mina la fiducia nei confronti dell’amministrazione e alimenta un clima di crescente sospetto.
La riflessione conclusiva di Giorgio Sclip (Punto Franco) ha dipinto un quadro desolante: una città paralizzata da scelte discutibili e destinata a soffrire nei mesi a venire.
La frase “siamo ad un punto di non ritorno” è una denuncia severa, che suggerisce una situazione irreversibile e una richiesta implicita di una radicale revisione del corso politico.
La presenza dei membri del comitato “No ovovia” alla conferenza stampa rafforza il senso di ampio dissenso e di forte opposizione popolare nei confronti dell’opera, evidenziando come la questione trascenda le dinamiche interne al consiglio comunale e coinvolga direttamente la cittadinanza.
Il clima che si è creato lascia presagire un futuro di profonda instabilità politica e di crescente pressione sull’amministrazione in carica.






