sabato 6 Settembre 2025
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Trieste

Furto a Trieste: 40.000 euro e una vittima anziana

A fine agosto, un episodio di violazione della quiete domestica e depredazione ha scosso la comunità di Trieste, in particolare in via dei Navali.
Un atto di fiducia tradito e una vulnerabilità sfruttata hanno condotto alla sottrazione di beni di valore ingente, stimato in 40.000 euro, da parte di una donna che si è presentata come estranea, ma che ha saputo manipolare una passante anziana per guadagnarsi l’accesso alla sua abitazione.
L’abilità della malvivente nel costruire una narrazione verosimile e approfittare della gentilezza e della fiducia offerta dalla vittima rappresenta un elemento particolarmente allarmante del caso, evidenziando la crescente necessità di sensibilizzare la popolazione, soprattutto le fasce più anziane e sole, sui rischi di truffe e furti con destrezza.

Le immediate e accurate indagini, orchestrate dal personale specializzato della Sezione Reati Contro il Patrimonio della Squadra Mobile di Trieste, sotto la direzione del sostituto procuratore Matteo Tripani, hanno permesso un rapido sviluppo delle operazioni di identificazione.
L’analisi scrupolosa dei filmati di videosorveglianza disseminati nel tessuto urbano ha fornito elementi cruciali per ricostruire la sequenza degli eventi e identificare la responsabile.
L’arresto, eseguito sabato scorso, ha posto fine a un tentativo di fuga della donna, una cittadina italiana di 34 anni con precedenti penali, che, dopo aver perpetrato il furto, si era sottratta alle autorità spostandosi nella provincia di Udine.
La collaborazione sinergica tra la Squadra Mobile di Trieste e quella di Udine ha consentito di rintracciare la fuggitiva e assicurarla alla giustizia, culminando nella sua detenzione in carcere a Trieste.

Questo episodio non solo sottolinea l’importanza di un sistema di sorveglianza efficace e di una polizia reattiva, ma solleva anche interrogativi sulla prevenzione di tali crimini e sul rafforzamento dei legami sociali che proteggono i più vulnerabili.
La vicenda si configura come un campanello d’allarme, invitando a un rinnovato impegno nella promozione di una cultura della sicurezza e della consapevolezza comunitaria.

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