Il caso Liliana Resinovich, avvolto da un intricato velo di mistero e controversie procedurali, torna all’attenzione della giustizia con una nuova udienza fissata per il 18 novembre presso la Prima Sezione della Corte di Cassazione.
La decisione, riportata in esclusiva dal *Il Piccolo*, segna un punto cruciale nel percorso giudiziario che vede Sebastiano Visintin, unico indagato per la morte della moglie, opporsi a una precedente ordinanza della Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Flavia Mangiante.
La controversia ruota attorno all’ammissibilità di una perizia medico-legale da parte della difesa, richiesta a inizio luglio e respinta dalla GIP.
Quest’ultima, nel disporre l’incidente probatorio il 30 giugno, aveva affidato a un collegio di periti l’incarico di eseguire accertamenti specifici voluti dalla Procura, guidata dalla PM Ilaria Iozzi, escludendo le ulteriori indagini proposte dal team difensivo di Visintin.
La decisione della Cassazione analizzerà quindi la legittimità di questa esclusione e le sue implicazioni per l’intero processo.
L’udienza si svolgerà in Camera di Consiglio, una modalità non partecipata che esclude la presenza del Procuratore Generale e dei difensori, sottolineando la natura tecnica e riservata della discussione.
Contemporaneamente, e a partire dall’8 settembre, un nuovo e approfondito ciclo di perizie si avvierà presso l’Istituto di Medicina Legale di Ancona.
Il collegio peritale, composto dai professionisti Paolo Fattorini, Chiara Turchi ed Eva Sacchi, dovrà analizzare una vasta gamma di reperti, alcuni preesistenti e oggetto di precedenti esami condotti dalla polizia giudiziaria, altri recentemente sequestrati presso l’abitazione di Visintin.
L’ambito dell’analisi è ampio e mirato.
I periti sono stati incaricati di effettuare indagini a 360 gradi, focalizzandosi su aspetti genetici, merceologici e dattiloscopici.
L’attenzione è rivolta in particolare al cordino ritrovato sul collo della vittima, al cordino che teneva unite le chiavi, un braccialetto e diversi capi di abbigliamento, inclusi guanti sequestrati all’indagato e le suole delle scarpe di Liliana.
L’obiettivo primario dei periti è l’identificazione di tracce residue, impronte digitali o riferimenti merceologici che possano fornire elementi utili a ricostruire la dinamica dei fatti e a stabilire, con maggiore certezza, il ruolo di Sebastiano Visintin.
Queste nuove indagini si sommano a quelle già condotte e mirano a colmare eventuali lacune investigative, in un caso che, per la sua complessità, continua a sollevare interrogativi e a richiedere un’analisi meticolosa e multidisciplinare.
La scadenza per la conclusione dei lavori peritali è fissata a 120 giorni, un termine che riflette l’importanza e la delicatezza dell’incarico affidato.