La vicenda che avvolge la scomparsa e il decesso di Liliana Resinovich continua a interrogare l’opinione pubblica e la giustizia, con l’avvio di una nuova e approfondita batteria di perizie disposte dal Gip Flavia Mangiante del Tribunale di Trieste.
Questi accertamenti, iniziati presso l’Istituto di Medicina Legale di Ancona, mirano a colmare le lacune investigative e a ricostruire con maggiore precisione gli eventi che hanno portato alla morte della 63enne, trovata senza vita il 5 gennaio 2022 in un boschetto nei pressi dell’ex manicomio di San Giovanni a Trieste, circa venti giorni dopo la sua sparizione dall’abitazione.
L’inchiesta, che vede indagato il marito, Sebastiano Visitin, per omicidio, si avvale ora dell’expertise di un team di specialisti composto dai professori Paolo Fattorini, Chiara Turchi ed Eva Sacchi, incaricati di analizzare una serie di reperti precedentemente acquisiti.
L’attenzione si concentra in particolare sulla giacca rinvenuta addosso al corpo, oggetto di un’analisi forense volta all’individuazione di tracce di DNA estraneo e alla catalogazione di fibre tessili non riconducibili al capo di abbigliamento.
Questi elementi, già precedentemente esaminati, saranno ora sottoposti a una revisione metodologica più sofisticata, alla ricerca di indizi che possano fornire elementi decisivi per l’accertamento della verità.
La decisione di procedere con un’indagine così dettagliata si è concretizzata in seguito a un’attenta valutazione delle evidenze disponibili e, come sottolineato dall’avvocata Federica Obizzi, che rappresenta gli interessi della nipote Veronica Resinovich, riflette un cambio di prospettiva nell’approccio investigativo.
L’avvocata evidenzia come la precedente assenza di un’ipotesi di omicidio abbia limitato la portata degli esami forensi iniziali, mentre l’attuale indagine, guidata da un’ottica di indagine specifica, consente di impiegare metodologie e tecniche di analisi più avanzate.
La complessità del caso richiede un’indagine rigorosa e multidisciplinare, che integri competenze in ambito genetico, merceologico e dattiloscopico, al fine di ricomporre il puzzle degli eventi e di ricostruire le dinamiche che hanno preceduto la morte di Liliana Resinovich.
L’approccio metodologico adottato mira a superare le limitazioni delle precedenti indagini, focalizzandosi su ogni dettaglio, anche il più apparentemente insignificante, alla ricerca di elementi che possano chiarire le circostanze della morte e accertare le responsabilità.
La prossima udienza, prevista per il 30 marzo, rappresenterà un’occasione cruciale per esaminare i progressi compiuti dagli esperti e valutare la direzione delle indagini.
Precedentemente, era stato sottoposto a incidente probatorio anche Claudio Sterpin, amico di Liliana, con l’obiettivo di cristallizzare la sua testimonianza e di documentare il rapporto che lo legava alla donna.
Questo ulteriore passaggio testimonia l’impegno della giustizia a perseguire la verità, garantendo il diritto alla giustizia per la famiglia Resinovich e per la collettività.