Il tragico epilogo della vicenda di Alessandro Venier, culminata con la scoperta del suo corpo smembrato, ha svelato un intricato intreccio di fragilità psicologiche, menzogne reiterate e un piano deliberato per depistare le indagini.
Nei giorni successivi all’omicidio, e fino al ritrovamento del cadavere, la compagna di Venier, Mailyn Castro Monsalvo, e la madre della vittima, Lorena Venier, hanno presentato una narrazione coerente e ingannevole ai professionisti sanitari che si prendevano cura di Mailyn a causa della depressione post-partum.
Secondo quanto riportato dalla Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia, entrambe le donne sostenevano che Alessandro, il trentacinquenne, fosse partito per la Colombia, sfruttando una presunta intenzione del medesimo di trasferirsi in maniera definitiva in quel paese, un’affermazione precedentemente comunicata ai suoi amici, volta a dissuadere chiunque dall’avviare ricerche.
L’esecuzione del piano, iniziato presumibilmente il 25 luglio, giorno dell’omicidio e della successiva sezionamento del corpo, si è sviluppata attraverso un reiterato atto di simulazione.
Ogni visita di pediatra, ostetrica o assistente sociale, già frequenti a partire da gennaio, subito dopo la nascita della figlia, veniva scandita dall’interpretazione concordata, una recita volta a mascherare la verità.
Questa dinamica appare come una strategia volta a proteggere le responsabili e a rendere più complessa l’individuazione dei loro reali intenti.
La profonda vulnerabilità psicologica di Mailyn Castro Monsalvo emerge non solo dalla diagnosi di depressione post-partum, ma è supportata da documentazione ufficiale proveniente da Puerto Colombia, sua città natale.
Un documento chiave rivela la rinuncia di Mailyn a un incarico dirigenziale presso l’Ufficio di sanità pubblica nel luglio del 2021.
Questa circostanza, come sottolinea il suo avvocato, Francesco De Carlo, evidenzia l’esistenza di pregressi episodi di grave compromissione della sua salute mentale, che avevano già impattato negativamente sulla sua capacità professionale.
L’episodio del 2021 suggerisce una storia di difficoltà psicologiche che precede l’evento traumatico della nascita e che hanno contribuito a creare un contesto favorevole all’orribile vicenda.
Di fronte a questa situazione drammatica, i genitori di Mailyn hanno manifestato la loro intenzione di prendersi cura della nipotina e hanno lanciato una raccolta fondi per sostenere le spese legali e organizzare il loro viaggio in Italia, un gesto che riflette sia l’affetto verso la bambina, che la volontà di partecipare attivamente al processo legale e di comprendere appieno le dinamiche che hanno portato a questo tragico evento.
La vicenda solleva interrogativi complessi sulla gestione della salute mentale, i rischi di un isolamento sociale e l’importanza di una rete di supporto adeguata per madri che affrontano fragilità psicologiche, sottolineando, al contempo, la necessità di un’indagine approfondita per ricostruire completamente la cronologia degli eventi e comprendere le motivazioni che hanno spinto le due donne a compiere un atto così efferato.