Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Trieste ha emesso una sentenza significativa riguardante il controverso progetto di ovovia, accolta parzialmente in risposta a cinque ricorsi presentati da diverse parti interessate.
La decisione, riportata dettagliatamente dal quotidiano Il Piccolo, implica l’annullamento di due atti cruciali per la conformità ambientale dell’opera: la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIA) e la delibera comunale di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Questa sentenza, pur non bloccando completamente il progetto, ne rappresenta un momento di riflessione e potenzialmente di revisione.
La VIA, infatti, è il documento che esamina gli impatti di un singolo intervento, come la costruzione dell’ovovia, sulla biodiversità, sugli habitat naturali e sulle specie protette presenti nell’area interessata.
L’annullamento di questo atto implica che il progetto, nella sua formulazione attuale, non ha dimostrato adeguatamente la sua compatibilità con la tutela ambientale.
La VAS, d’altra parte, si concentra sulla valutazione degli effetti ambientali derivanti da piani e programmi, in questo caso la pianificazione urbanistica che ha previsto la realizzazione dell’ovovia.
L’annullamento della delibera VAS segnala una potenziale lacuna nella valutazione strategica dell’intervento, ovvero un’inadeguata considerazione degli impatti ambientali a livello territoriale e di lungo termine.
Le motivazioni alla base della decisione del TAR, che inevitabilmente si addentrano in complesse argomentazioni giuridiche e scientifiche, non sono immediatamente disponibili in questa sintesi, ma è plausibile che abbiano evidenziato carenze nella completezza o nella corretta applicazione delle procedure di valutazione ambientale previste dalla normativa vigente.
Questa decisione del TAR solleva interrogativi sul futuro del progetto ovovia.
È probabile che l’amministrazione comunale dovrà ora procedere con la revisione dei due documenti annullati, adeguandoli alle prescrizioni del giudice.
Questo potrebbe comportare modifiche al tracciato dell’ovovia, all’utilizzo di tecnologie meno impattanti, o all’implementazione di misure di mitigazione più efficaci per compensare i danni ambientali potenziali.
La vicenda, inoltre, apre un dibattito più ampio sulla necessità di rafforzare i controlli e la trasparenza nelle procedure di valutazione ambientale, soprattutto in contesti caratterizzati da elevati valori naturalistici e da interessi economici contrastanti.
La sentenza del TAR rappresenta un campanello d’allarme per l’amministrazione e un segnale di tutela per l’ambiente triestino.