sabato 2 Agosto 2025
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Trieste

Trieste: Grido di Dolore e Appello per Gaza in Piazza

La piazza, cuore pulsante di Trieste, si è fatta eco di un grido di dolore e di un appello alla responsabilità.
Un corteo variegato, composto da settecento persone secondo le stime delle forze dell’ordine, ha invaso piazza della Borsa, trasformandola in un palcoscenico di denuncia e speranza.

Il suono metallico delle pentole vuote, battute con rabbia e disperazione, ha squarciato il silenzio, un chiaro segnale di protesta contro la tragica situazione che affligge la Striscia di Gaza.
L’azione simbolica, potente e carica di significato, non si è limitata alla mera protesta sonora.

I manifestanti, in un atto di solidarietà palpabile, si sono stesi a terra, simulando le condizioni di chi vive sotto il peso costante dei bombardamenti, un orrore quotidiano per la popolazione civile.

L’eco distorto e angosciante dei suoni di esplosioni, riprodotti per amplificare l’esperienza del dolore, ha creato un’atmosfera densa di commozione e di indignazione.
L’iniziativa, promossa dal Comitato del 27 maggio, con il sostegno di diverse associazioni e sindacati, ha assunto un carattere trasversale, unendo voci diverse in un coro unico che chiede un immediato cessate il fuoco.
La presenza di bandiere della pace e dei colori palestinesi ha sottolineato l’impegno a favore di un futuro pacifico e di una giustizia per il popolo palestinese.

Tra gli striscioni e i cartelli, un’immagine martoriante ha colpito l’attenzione: quella di un bambino palestinese, segnato dalla denutrizione e dalla sofferenza, un simbolo potente della fragilità e della vulnerabilità delle generazioni future.

La scritta “Non è Auschwitz, è Gaza” ha suscitato un dibattito complesso, volto a sottolineare le similitudini, pur nelle differenze, delle atrocità umane e del pericolo di rimanere indifferenti.
L’azione ha voluto anche sollevare un monito: il silenzio, la passività di fronte alla sofferenza altrui, non è innocenza, ma complicità.
Un richiamo diretto alle istituzioni democratiche affinché si adoperino per garantire l’urgente e imprescindibile distribuzione di aiuti alimentari e sanitari, non come atto di carità, ma come adempimento di un dovere morale e legale, e per promuovere un dialogo costruttivo che possa portare a una soluzione pacifica e duratura del conflitto.
La piazza di Trieste, in quel pomeriggio, è diventata così un faro di speranza, un invito a non voltare lo sguardo e a lavorare per un futuro di pace e giustizia per tutti.

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