martedì, 17 Giugno 2025
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Trieste, la cabinovia divide: il 73% dei cittadini dice no.

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A Trieste, la proposta di una nuova cabinovia, inizialmente concepita come un’opera di modernizzazione urbana e di potenziamento della mobilità turistica, si è trasformata in un focolaio di polemiche e divisioni profonde all’interno della comunità. Un recente sondaggio, condotto dall’agenzia veronese WinPoll per il gruppo Nord Est Multimedia e divulgato dal quotidiano locale Il Piccolo, ha evidenziato un netto rifiuto da parte della popolazione, alimentando un dibattito che riflette complesse dinamiche politiche e sociali.I risultati del sondaggio, a dir poco eloquenti, rivelano che il 73% dei triestini si oppone fermamente al progetto, mentre solo il 9% lo apprezza. Un’ulteriore spaccatura emerge nell’analisi demografica: tra i giovani under 30, la percentuale di favorevoli crolla al misero 18%, suggerendo una disconnessione tra la visione dell’amministrazione comunale e le aspettative delle nuove generazioni. Questa frattura generazionale potrebbe derivare da una diversa percezione dei bisogni della città, con i giovani che potrebbero privilegiare investimenti in servizi digitali, trasporti pubblici efficienti e iniziative culturali innovative piuttosto che in infrastrutture considerate superflue o controverse.La reazione dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Roberto Dipiazza, non si è fatta attendere. Il sindaco ha apertamente criticato l’indagine, mettendo in dubbio la sua imparzialità e sollevando interrogativi sulla connessione tra l’agenzia di sondaggi e un assessore del Partito Democratico di Verona. Questa accusa, formulata in conferenza stampa e reiterata durante una prolungata seduta del Consiglio comunale, ha ulteriormente inasprito il clima politico, trasformando la discussione sulla cabinovia in un confronto più ampio sulla legittimità delle istituzioni e sulla trasparenza dei processi decisionali.Il Comitato “No Ovovia”, da tempo voce critica nei confronti del progetto, ha interpretato i risultati del sondaggio come una chiara manifestazione del volere popolare. La nota ufficiale del comitato esorta l’amministrazione comunale a prendere atto di questo rifiuto, invitando a interrompere l’avanzamento di un’opera giudicata inopportuna e dannosa per la città. Questa posizione, radicata in una visione alternativa per lo sviluppo urbano, evidenzia una divergenza profonda rispetto alla prospettiva dell’amministrazione comunale, che appare determinata a perseguire il progetto nonostante le resistenze.L’imponente costo dell’opera, inizialmente previsto con un finanziamento di 62 milioni di euro attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha rappresentato un ulteriore elemento di frizione. L’impossibilità di accedere a queste risorse, a seguito di una valutazione negativa da parte delle autorità competenti, ha portato il Ministero dei Trasporti a offrire un finanziamento parziale di circa 48 milioni di euro. Questa soluzione, pur consentendo di procedere con l’opera, ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità finanziaria del progetto e sulla possibilità di destinare le risorse a interventi più urgenti e prioritari per la comunità triestina.La vicenda della cabinovia, lungi dall’essere una semplice questione infrastrutturale, si configura come un microcosmo delle sfide che le città contemporanee devono affrontare: bilanciare le aspirazioni di sviluppo con le esigenze di sostenibilità, conciliare le visioni politiche con le aspettative dei cittadini, e garantire la trasparenza e la partecipazione democratica nei processi decisionali. Il futuro della cabinovia dipenderà dalla capacità delle istituzioni e della comunità di dialogare, confrontarsi e trovare una soluzione condivisa che tenga conto delle diverse sensibilità e delle priorità di Trieste.

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