venerdì 3 Ottobre 2025
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Trieste

Trieste: Migliaia in Corteo per Gaza e la Flotilla

Un’onda di dissenso, stimata tra i 3.500 e i 4.000 partecipanti, ha investito Trieste oggi, in un corteo promosso dalla CGIL in collaborazione con l’Unione degli universitari e la Rete degli studenti medi, un’espressione tangibile di preoccupazione e rabbia per la situazione umanitaria a Gaza e in riferimento alla vicenda della Flotilla.
Il corteo, con partenza dal giardino pubblico di via Giulia, ha incrociato le arterie cittadine, culminando in piazza Oberdan, un palcoscenico simbolico per la veemenza delle richieste.

Lo striscioni sbandierati, come “Stop al massacro a Gaza” e “Non voltiamo lo sguardo – Free Palestine”, non erano semplici cartelli, ma dichiarazioni pubbliche di solidarietà e una denuncia dell’apparente impotenza della comunità internazionale di fronte alla sofferenza palestinese.

La manifestazione, fortemente partecipata, rappresenta un atto di disobbedienza civile e un appello a un cambio di rotta nelle politiche estere e umanitarie.
Il segretario generale della CGIL Friuli Venezia Giulia, Michele Piga, aveva prefigurato l’evento come un momento cruciale, sottolineando la necessità di una risposta italiana ed europea vigorosa e coerente.
La Flotilla, secondo Piga, ha incarnato un tentativo isolato, ma significativo, di creare canali di assistenza per la popolazione palestinese, in contrasto con l’inerzia generalizzata.
L’abbandono dei lavoratori e dei volontari coinvolti, denunciato come una violazione dei principi costituzionali, ha accentuato la critica nei confronti del governo italiano.

Il corteo della CGIL non è stata l’unica voce di protesta.

Parallelamente, una manifestazione promossa dall’USB si è sviluppata al varco IV del molo settimo del porto, evidenziando la pluralità del dissenso e la sua ampia diffusione.
L’eco della protesta si è propagata anche in altre città della regione, con manifestazioni programmate a Monfalcone, Udine e Pordenone, delineando un fronte regionale di solidarietà e impegno verso la causa palestinese.
Il movimento, ben oltre una semplice protesta, si configura come un invito a una riflessione più ampia sui diritti umani, sulla giustizia globale e sulla responsabilità delle istituzioni di fronte alle emergenze umanitarie.

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