Il presidio pro Palestina, promosso dai sindacati di base USB, si intensifica al varco 4 del porto di Trieste, trasformandosi in un significativo punto di convergenza per un movimento di solidarietà in crescita.
Attualmente, la partecipazione supera le 500 persone, un numero destinato ad aumentare ulteriormente, riflettendo l’eco crescente di preoccupazione e attivismo a sostegno del popolo palestinese.
L’azione di protesta, strategicamente legata allo sciopero generale, assume un significato politico di ampia portata, segnalando una convergenza tra rivendicazioni sindacali e un impegno per la giustizia globale.
I manifestanti, armati di bandiere palestinesi, cartelli incisivi e slogan che richiamano il supporto alla Global Sumud Flotilla, esprimono la loro opposizione alle politiche che considerano responsabili della sofferenza in Palestina.
La chiusura del varco 4, che blocca l’accesso allo scalo portuale, rappresenta un atto di disobbedienza civile volto a interrompere le normali attività commerciali e a focalizzare l’attenzione sulla questione palestinese.
La deviazione dei mezzi pesanti, inoltre, genera disagi logistici, amplificando l’impatto visivo e simbolico della protesta.
La presenza massiccia delle forze dell’ordine – Carabinieri, Polizia di Stato e Polizia Locale – testimonia la delicatezza della situazione e la necessità di garantire l’ordine pubblico, pur mantenendo la libertà di espressione.
USB, il sindacato promotore, ha annunciato che la durata della protesta al varco sarà valutata in base all’evoluzione degli eventi, aprendo la strada a possibili sviluppi e modalità di prosecuzione dell’azione.
Il presidio non è solo una manifestazione di dissenso, ma un’affermazione di solidarietà e un appello per un futuro più equo e giusto per il popolo palestinese, inserendosi in un contesto globale di crescente attivismo e consapevolezza.






