Nell’atmosfera densa di speranze e apprensioni che avvolge Udine, una città divisa tra l’accoglienza di un evento sportivo e il dramma umanitario che infiamma il Mediterraneo, si è levata una preghiera.
Mons.
Riccardo Lamba, arcivescovo di Udine, ha presieduto una veglia di pace nella secolare pieve di Santa Maria di Castello, invocando l’intercessione della Vergine Maria, patrona della città, in un momento storico che richiede un impegno collettivo per la riconciliazione.
L’evento, che si è svolto nel contesto di una giornata segnata dalla partita di calcio tra Italia e Israele, ha visto la partecipazione del sindaco Alberto Felice De Toni, il quale, con fermezza, aveva espresso il desiderio di un rinvio della competizione, ritenendola inopportuna alla luce del conflitto in corso a Gaza.
La liberazione degli ostaggi, un passo fondamentale verso la distensione, apre ora un delicatissimo negoziato, un percorso accidentato che esige l’impegno e la comprensione di tutti i soggetti coinvolti.
La presenza del sindaco, a fianco delle autorità civili e religiose, ha sottolineato la necessità di superare le divisioni ideologiche e politiche.
Sebbene le posizioni divergenti sulle manifestazioni “Pro Palestina” e “Pro Israele” abbiano animato il dibattito pubblico, il sindaco ha voluto ribadire un sentimento di empatia e speranza per entrambi i popoli, ponendo la pace come unico obiettivo.
La partecipazione trasversale, che ha visto consiglieri comunali di diverse fazioni affiancarsi in questo momento di riflessione, testimonia un desiderio comune di trascendere le logiche partitiche e di abbracciare un’etica di solidarietà e di rispetto reciproco.
La città di Udine, blindata per garantire la sicurezza durante l’evento calcistico, si è presentata deserta nelle aree centrali, pagando un costo elevato per l’onore di ospitare una competizione sportiva.
Il sindaco ha auspicato che questa esperienza non venga dimenticata, riconoscendo il sacrificio e l’impegno profuso dalla comunità udinese.
Un ringraziamento sentito è stato rivolto alle forze dell’ordine, impegnate in un lavoro incessante per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini.
La liberazione degli ostaggi, un atto di speranza, si spera che possa contribuire a calmare gli animi e a favorire un clima di dialogo costruttivo, affinché il cammino verso una pace duratura possa finalmente iniziare.
L’evento ha rappresentato un momento di riflessione profonda sull’importanza della diplomazia, dell’empatia e della responsabilità collettiva per costruire un futuro di convivenza pacifica e di rispetto reciproco tra i popoli.