Nel cuore del Friuli, a Valbruna, tra le ombre di un crepuscolo fine anni Ottanta, si dipana “Invisibili”, un’opera cinematografica di Ambra Principato che esplora le zone d’ombra dell’esistenza, dove il confine tra il reale e l’oltre si fa sottile e permeabile.
Il film non è una storia di fantasmi, ma una delicata indagine sulla percezione, sull’esclusione e sulla ricerca di un’identità ferita.
Al centro del racconto troviamo Elise (interpretata da Sara Ciocca), una giovane donna intrappolata in una condizione di sospensione, un’esistenza priva di piena concretizzazione a causa di una perdita precoce e di un legame paterno irrisolto.
La sua presenza si manifesta come un’eco, una presenza sfuggente che danza ai margini della realtà, percepibile solo a coloro che possiedono una sensibilità particolare.
Parallelamente, incontriamo Tommy (Justin Alexander Korovkin), un adolescente tormentato da una madre afflitta da disturbi psichici e da una profonda alienazione interiore.
La sua percezione acutizzata lo rende un osservatore privilegiato, ma anche un emarginato, un bersaglio per le crudeltà dei coetanei e per l’incomprensione.
Il film si avvolge di un’atmosfera gotica e spirituale, evocata da simboli ricorrenti come la farfalla bianca, messaggera di transizione e speranza, che funge da ponte tra i due mondi.
La differenza cruciale risiede nell’incontro inatteso tra Elise e Tommy, un momento di riconoscimento e di connessione profonda che offre loro una possibilità di redenzione, una speranza di riscatto da un destino apparentemente segnato.
La regista Principato ci invita a riflettere sulla fragilità dell’essere umano, sulla sua capacità di resilienza e sulla forza trasformatrice dell’empatia.
Il dolore, l’abbandono e la diversità diventano elementi catalizzatori per una crescita interiore inaspettata, un viaggio alla scoperta di sé stessi e degli altri.
Tuttavia, l’esistenza è limitata nel tempo, un concetto che sottolinea l’importanza di apprezzare ogni istante e di superare le barriere che ci separano, per abbracciare la bellezza effimera della vita e la possibilità di un legame autentico.
“Invisibili” non è solo un film, ma un’ode alla vulnerabilità e alla ricerca di un significato nel tessuto complesso dell’esperienza umana.