L’economia del Friuli Venezia Giulia, pur navigando in un contesto nazionale caratterizzato da incertezze, dimostra una resilienza significativa, seppur con una crescita moderata.
Le proiezioni di Prometeia a ottobre 2025 delineano un incremento del Prodotto Interno Lordo regionale dello 0,3% per il 2025, destinato ad accelerare allo 0,7% nel 2026, un andamento in linea con le aspettative a livello nazionale.
Questo andamento positivo è sostenuto principalmente dai settori delle costruzioni (+1,1%) e dell’industria (+0,5%), mentre i servizi, pur fondamentali, mostrano una stabilità relativa.
L’inflazione, mantenuta sotto controllo all’1,8%, contribuisce a creare un clima di maggiore prevedibilità per investimenti e consumi.
Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela una criticità rilevante: una contrazione dell’1,4% nei prestiti erogati alle imprese, con un dato particolarmente allarmante per le micro e piccole aziende (-7,1%).
Questo restringimento del credito rappresenta un ostacolo alla crescita, specialmente per le realtà aziendali più vulnerabili.
In contrapposizione, si registra una crescita dei finanziamenti destinati alle famiglie consumatrici (+2,4%), un segnale che potrebbe indicare un rafforzamento della domanda interna, sebbene non compensi completamente il rallentamento nell’accesso al credito per le imprese.
Il presidente dell’ente camerale, Giovanni Da Pozzo, ha giustamente sottolineato come questa situazione collochi il Friuli Venezia Giulia in una posizione sfavorevole rispetto alla concessione di credito, un campanello d’allarme che richiede un’azione tempestiva e mirata.
L’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Bini, ha offerto una spiegazione legata alla peculiare struttura produttiva regionale, fortemente orientata verso micro e piccole imprese, spesso caratterizzate da bilanci con margini di manovra limitati.
Nonostante le difficoltà, il sistema economico regionale dimostra una notevole capacità di reazione.
L’utilizzo strategico di strumenti come i fondi di rotazione e i Confidi ha permesso di mobilitare ingenti risorse, pari a 2,5 miliardi di euro in pochi anni, e la forte domanda di finanziamenti indica un’attiva ricerca di soluzioni per superare le attuali difficoltà.
I dati economici recenti evidenziano inoltre una dinamicità significativa in specifici settori.
Si registra un incremento delle imprese nei servizi (+2,4%), nel comparto finanziario-assicurativo (+3,7%) e in quello tecnico-professionale (+3,1%), a testimonianza di un’evoluzione strutturale in risposta alle nuove esigenze del mercato.
La manifattura, in particolare, mostra un recupero occupazionale significativo, con l’aggiunta di 12.000 posti di lavoro, un indicatore positivo per il tessuto industriale regionale.
L’introduzione della nuova classificazione Ateco 2025 offre una fotografia più precisa e dettagliata della crescita di settori emergenti come le telecomunicazioni, la programmazione e la consulenza informatica, l’editoria digitale e la produzione di contenuti multimediali, e, soprattutto, le attività legate alla sostenibilità ambientale e sociale.
Questa evoluzione testimonia la capacità dell’economia friulana di adattarsi alle nuove sfide globali e di cogliere le opportunità offerte dalle transizioni in atto.
La capacità di interpretare e anticipare i fenomeni economici, come sottolineato dal presidente Da Pozzo, rappresenta un fattore cruciale per la competitività e il successo del Friuli Venezia Giulia, richiedendo un approccio fiducioso, ma al contempo pragmatico e basato su dati concreti.






