Il mercato del lavoro friulano-veneziano si presenta a luglio con un quadro di crescita, seppur caratterizzato da sfumature complesse e segnali di transizione.
Secondo le elaborazioni Excelsior-Unioncamere, il numero di assunzioni programmate per il mese si attesta a 11.650, un dato che segna un incremento del 6,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, corrispondente a un aumento di 720 posizioni lavorative.
Questa tendenza positiva si proietta anche sul trimestre luglio-settembre, con una previsione di crescita dell’8,3%, equivalente a 2.280 nuove opportunità.
Il dinamismo del mercato del lavoro regionale è trainato in maniera preponderante dal settore dei servizi, che con 8.290 assunzioni (+11,7% su base annua) si conferma fulcro di questa ripresa.
All’interno di questo comparto, il turismo emerge come forza motrice, concentrando ben 3.040 contratti, una crescita esponenziale del 26,1% in un anno.
L’importanza del settore dei servizi alle imprese, con 2.430 nuove assunzioni previste, sottolinea la crescente domanda di competenze specialistiche e di supporto alle attività produttive.
Tuttavia, accanto a questo quadro positivo, si rilevano segnali di rallentamento nel settore industriale.
Le assunzioni programmate si attestano a 2.950, con un calo del 3,6% rispetto al 2024 (-80 contratti).
Questo decremento si manifesta sia nel manifatturiero (-2.160 contratti), che nelle costruzioni (-780 contratti), evidenziando una controtendenza rispetto alla crescita sostenuta degli anni precedenti, probabilmente legata alla progressiva conclusione di incentivi governativi e a un ripensamento strategico delle imprese.
L’introduzione del settore primario nell’analisi, con 410 nuove assunzioni, offre una prospettiva ulteriore sulla struttura occupazionale regionale.
Come anticipato, la ripresa occupazionale è segnata da criticità emergenti, in particolare riguardo alla difficoltà di reperire profili professionali specifici.
Un’analisi dettagliata rivela che il 52,1% delle figure ricercate a luglio risulta difficile da trovare, un dato che riflette una disconnessione tra l’offerta formativa e le reali esigenze del mercato.
Le professioni più richieste, ma anche le più carenti, includono analisti software (con una percentuale di difficoltà di reperimento pari al 90,6%), tecnici informatici (76,9%) e operatori sanitari (74,6%), indicatori di una trasformazione digitale e di un invecchiamento della popolazione che impone una revisione delle competenze necessarie.
Anche nel settore manifatturiero permangono carenze di figure specializzate come fabbri, meccanici e saldatori, elementi cruciali per la competitività del sistema produttivo.
La composizione delle nuove assunzioni rivela inoltre una crescente importanza della forza lavoro straniera, destinata a coprire il 19% delle posizioni aperte, e un interesse significativo per i giovani under 30, che rappresentano il 34% delle nuove opportunità, suggerendo una volontà di favorire l’ingresso dei più giovani nel mondo del lavoro e di promuovere la loro formazione e sviluppo professionale.