La provincia di Udine, nel terzo trimestre, segnala un raffreddamento della spinta produttiva, un segnale che si inserisce in un contesto economico nazionale complesso e caratterizzato da una certa incertezza strutturale.
I dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine dipingono un quadro di rallentamento, pur con alcune luci e ombre che richiedono un’analisi più approfondita.
La produzione industriale, in particolare, subisce una contrazione del 2,4% rispetto ai tre mesi precedenti, un dato che, sebbene moderato, evidenzia una perdita di dinamismo.
Il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente mostra una diminuzione più contenuta (-0,9%), suggerendo che la situazione attuale sia prevalentemente legata a fluttuazioni congiunturali piuttosto che a un declino strutturale.
Parallelamente, si registra una flessione delle vendite, quantificata al 3,1%, un dato che, sebbene negativo, si stempera con un lieve incremento tendenziale del 2024 (+0,4%).
Questa dicotomia può essere interpretata come un segnale di resilienza del mercato, capace di assorbire lo shock congiunturale, ma allo stesso tempo, necessita di essere monitorata attentamente per evitare un’ulteriore erosione della domanda.
L’export, pilastro fondamentale dell’economia friulana, si mantiene stabile rispetto all’anno precedente, un risultato che, sebbene positivo, non compensa completamente il rallentamento interno.
Gli ordinativi, indicatore anticipatore delle tendenze future, mostrano un calo congiunturale (-4%), mentre si attestano su livelli pressoché invariati (+0,1%) rispetto all’anno precedente.
Questo dato riflette un clima di prudenza da parte degli investitori e delle imprese, che rimandano decisioni strategiche in attesa di una maggiore chiarezza sulle prospettive future.
Il mercato del lavoro, nonostante il contesto avverso, mostra una certa tenuta, con un lieve aumento dell’occupazione (+0,4%).
Questo risultato è merito di politiche aziendali attente alla gestione del personale e di un tessuto produttivo diversificato, capace di resistere meglio alle turbolenze economiche.
Gli investimenti, tuttavia, non presentano segnali di una robusta ripresa e mantengono un profilo cauto, riflettendo le incertezze che gravano sulle imprese.
Il sentiment delle aziende è prevalentemente orientato verso la stabilità (84%), mentre una minoranza esprime aspettative di crescita (9%) o di flessione (7%).
Questa prudenza è comprensibile alla luce del quadro economico nazionale e internazionale, caratterizzato da tensioni geopolitiche, inflazione persistente e un rallentamento della crescita globale.
Secondo Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine, questi dati, pur non essendo inattesi, sottolineano l’urgenza di affrontare le criticità strutturali del Paese.
La bassa produttività, infatti, rappresenta il principale freno alla crescita.
Per invertire questa tendenza, è fondamentale investire in capitale umano, potenziando le competenze tecniche e la formazione professionale, sia per i giovani che per i lavoratori già inseriti nel mondo del lavoro.
Parallelamente, è necessario incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo, promuovendo l’innovazione tecnologica e la creazione di nuovi prodotti e servizi.
La transizione verso un modello energetico sostenibile, garantendo l’accesso a fonti di energia a costi competitivi, è un’altra priorità imprescindibile.
Infine, una riforma del mercato del lavoro, volta a ridurre il costo complessivo del lavoro e a favorire l’occupazione, si rende necessaria per migliorare la competitività delle imprese italiane.
Il presidente Pozzo sottolinea l’importanza di un patto tra imprese, istituzioni e lavoratori, un’alleanza strategica volta a superare le difficoltà attuali e a costruire un futuro più prospero e sostenibile per la provincia di Udine e per l’intero Paese.
Si tratta di un appello alla responsabilità condivisa e all’azione concertata, un invito a guardare al futuro con ottimismo e determinazione.






