La discussione in Consiglio Regionale sulla mozione di aggiornamento del programma di governo rappresenta un momento cruciale per la Giunta regionale e per la coesione della sua maggioranza.
L’obiettivo primario, come ha chiarito il Presidente Massimiliano Fedriga, non è semplicemente l’approvazione di una rilettura del piano operativo, ma la salvaguardia di un percorso politico condiviso, immune da tentativi di destabilizzazione e strumentalizzazioni mediatiche.
La polemica sollevata da esponenti di centrosinistra, apparentemente incentrata sul tema del “terzo mandato”, è stata decostruita dal Presidente Fedriga, evidenziandone la natura artificiosa e l’assenza di fondamento nel dibattito politico interno.
Tale divergenza strumentale, secondo il Presidente, mira a distrarre l’attenzione dalle reali priorità della regione e a creare un clima di tensione immotivata.
La mozione di aggiornamento, quindi, si configura come un’occasione per riaffermare l’impegno della Giunta verso gli obiettivi prefissati, consolidando il capitale politico costruito negli anni.
Il Presidente ha richiamato i risultati concreti ottenuti durante l’attuale e la precedente legislatura: un significativo incremento dell’occupazione, misure di sostegno mirate a famiglie e imprese, e iniziative volte a promuovere la sostenibilità ambientale.
Questi traguardi, frutto di un lavoro sinergico e di scelte strategiche condivise, costituiscono la base solida su cui costruire il futuro della regione.
Il tema della sanità, riconosciuto come particolarmente complesso a livello nazionale, è stato affrontato con trasparenza, sottolineando come le difficoltà strutturali del sistema abbiano generato incomprensioni che sono state progressivamente chiarite.
Questa onestà intellettuale mira a costruire un rapporto di fiducia con i cittadini, superando le narrazioni semplicistiche e le promesse irrealizzabili.
Un altro punto cruciale del dibattito è stato dedicato alla necessità di una revisione della legge elettorale regionale.
Il Presidente ha argomentato che l’attuale modello presenta delle anomalie che possono distorcere la rappresentanza popolare, generando situazioni paradossali in cui partiti che ottengono meno voti si vedono assegnare un numero maggiore di seggi rispetto a quelli che ricevono un sostegno più ampio da parte dei cittadini.
La riforma elettorale, quindi, non è un atto di volontà arbitraria, ma una necessità improrogabile per garantire un sistema più equo e più fedele all’espressione democratica.
L’obiettivo è preservare il diritto di rappresentanza, ma senza permettere che questo principio si traduca in una manipolazione della volontà popolare, in un’inversione dell’ordine naturale secondo cui chi ottiene più consensi dovrebbe avere una maggiore influenza nelle istituzioni.
La salvaguardia della volontà espressa dai cittadini al voto rappresenta, in ultima analisi, il fondamento di una democrazia sana e credibile.