05 marzo 2025 – 20:45
Nel pittoresco borgo di Roure, incastonato nella suggestiva Val Chisone, un trisavolo intraprendente decise di abbandonare la sua terra d’origine per cercare fortuna oltre oceano, approdando in Brasile nel lontano 1830, ben prima dell’unificazione dell’Italia. Questa singolare vicenda si è rivelata determinante per l’ottenimento della cittadinanza italiana da parte di undici discendenti brasiliani, come stabilito con fermezza da una sentenza emessa dal Tar del Piemonte il 16 ottobre scorso.Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso presentato da questo gruppo di individui nei confronti delle autorità del Viminale e del Comune montano del Torinese, una comunità di circa 750 residenti, in merito all’inerzia relativa all’ordinanza emanata dal Tribunale civile di Torino che riconosceva il loro diritto alla cittadinanza italiana e ne ordinava la registrazione presso gli archivi comunali competenti. In pratica, il Comune aveva accumulato un ritardo nella trascrizione dei dati anagrafici essenziali.Il sindaco di Roure, Rino Tron, ha ammesso apertamente che vi è stato un certo ritardo nell’espletamento delle procedure richieste, giustificandosi con la mancanza di documentazione ufficiale che certificasse la discendenza diretta da quel lontano cittadino partito alla volta del Brasile nel XIX secolo e mai più tornato. La limitatezza delle risorse umane a disposizione dell’amministrazione comunale ha ulteriormente complicato la ricerca di tali prove tangibili.Inoltre, va considerato che Roure era sottoposto al dominio francese in quel periodo storico, suggerendo che i registri anagrafici potrebbero essere redatti in lingua francese, aggiungendo un ulteriore ostacolo burocratico alla già complessa procedura di riconoscimento della cittadinanza italiana per questi discendenti brasiliani.
