Una normativa discriminatoria, la discriminazione e la ricerca di una maggiore uguaglianza tra uomini condannati genitori.

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La Corte Costituzionale ha recentemente affrontato una questione fondamentale in materia di detenzione domiciliare per i condannati genitori, evidenziando una discriminazione costituzionalmente illegittima nell’applicazione delle normative in vigore. Il punto centrale di tale decisione si riferisce all’eventualità che il padre della famiglia possa beneficiare della detenzione domiciliare se la madre non è più tra i viventi o non può curare personalmente i figli, ma quest’ultimi possono essere affidati a persone terze fidate. Al contrario, non viene ritenuta illegittima la disparità di trattamento stabilita dall’ordinamento penitenziario riguardo alla concessione della detenzione domiciliare per le donne e gli uomini condannati che hanno figli in età inferiore ai dieci anni o altresì gravemente disabili. Tale decisione conferma quanto esposto dal presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, secondo il quale il principio di uguaglianza non è violato quando le normative differenziano tra condannati uomini e donne in situazioni specifiche.La Corte Costituzionale si è pronunciata su due casi particolarmente significativi. Nel primo caso, un detenuto ha chiesto l’ammissione alla detenzione domiciliare per poter prendersi cura dei suoi due bambini. Questi ultimi erano stati fino a quel momento affidati alle cure della loro sorella maggiore, che ne era incaricata per conto del tribunale di sorveglianza. Nel secondo caso, un detenuto padre ha formulato richiesta analoga perché il figlio è gravemente disabile e necessita di assistenza continua da parte della madre.La Consulta ha messo in luce come la normativa vigente nel nostro paese non rispetti i principi costituzionali in quanto discriminatoria. Ciò, però, non vale per il diverso trattamento stabilito dalle norme dell’ordinamento penitenziario nei confronti di donne e uomini condannati con figli minori o disabili.Questo orientamento della Corte Costituzionale ha sollevato dibattiti in merito alla giustezza e necessità delle leggi vigenti. Alcuni hanno espresso preoccupazioni riguardo la possibilità di una fruizione di vantaggi non equa da parte dei condannati che si trovano nella posizione privilegiata di genitori, mentre altri sostengono che le norme in essere non dovrebbero più essere applicate, a causa della discriminazione che comportano.La sentenza ha suscitato notevole dibattiti in ambiente giuridico. Alcuni hanno espresso l’opinione che la discriminante costituzionalmente illegittima sia da sostituire con una normativa più equa e inclusiva, per evitare ulteriori questioni giudiziarie. D’altra parte, vi sono anche coloro i quali ritengono che le leggi attualmente in vigore vadano modificate per garantire maggiore uguaglianza tra donne e uomini condannati.Questa decisione della Corte Costituzionale ha rappresentato un punto di svolta nella riflessione sulla giustizia penitenziaria, sollevando interrogativi riguardo l’applicazione delle leggi vigenti in materia.

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